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Numeri, fuffa e baruffe del governo Letta

Le baruffe sulle toghe hanno stufato. Meglio parlare di numeri, anche se sono poco confortanti.

I numeri
Oggi il consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (Def), con le previsioni sui conti pubblici e la strategia di politica economica. Le notizie non sono esaltanti: il governo ha rivisto in negativo il Pil 2013 a -1,7% e ha previsto uno sforamento “tendenziale” del tetto del deficit; il suo rapporto con il Pil dovrebbe salire al 3,1%.

Le parole di Letta
L’interruzione della discesa dei tassi e la ripresa dell’instabilità politica pesa sui conti e per questo non siamo stati in grado di grado di scrivere oggi 3%” nel Def, ha detto il premier Enrico Letta. Chissà come si fa a calcolare con precisione gli effetti sulla finanza pubblica delle dichiarazioni di Berlusconi e Renzi, ma forse ci sono nuovi modelli misti di econometria applicata ai titoli di giornali di cui ignoriamo l’esistenza.

L’Iva della discordia
Comunque le maggiori tensioni riguardano, dopo la contrastata abolizione dell’Imu che verrà sostituita da una ancora nebulosa Service Tax, la sospensione dell’incremento dell’aliquota Iva al 22%. Il Pdl insiste, il Pd per coprire il mancato introito propone di ripristinare in parte l’Imu per i più abbienti e il Tesoro assecondando i voleri di una Commissione europea fin troppo intrusiva giunge a dire che non riesce a tagliare la spesa per circa 1,5 miliardi (qui alcuni consigli utili su come ridurla, in uno speciale sulla spending review con le analisi di Enrico Zanetti, Paolo Mazzanti, Gianfranco Polillo e Giuseppe Pennisi).

Che destino per l’Italia?
Ma l’enfasi governativa si concentra su Destinazione Italia, il documento governativo approvato ieri in Consiglio dei ministri con cui l’esecutivo punta ad attrarre investitori esteri in Italia. Per un commento sferzante, con uno sconfortante confronto Chiasso-Italia, può bastare quello di Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi. Mentre per un’analisi più approfondita del documento si può leggere il post su Formiche.net dell’economista Stefano Da Empoli.

Nonostante il lavoro certosino dei tecnici (in particolare Stefano Firpo, Alessandro Fusacchia e Fabrizio Pagani) che hanno curato il rapporto, come abbiamo notato leggendo le bozze dei giorni scorsi, Destinazione Italia è più che altro un documento di buoni propositi che lascia qualche spazio in incertezza sulla strategicità nazionale di alcune imprese quotate e partecipate dal Tesoro, ed elenca una serie di proposte in larga parte condivisibili e apprezzabili.

Restano però alcuni interrogativi. Non sono indicati tempi di attuazione precisi per le misure. Si lascia lo spazio a una consultazione che poteva essere evitata, vista la chiarezza di indirizzo di molte proposte. E ci si domanda: a beneficiare dei provvedimenti normativi che si annunciano saranno solo le aziende estere che investiranno in Italia? E perché non anche quelle straniere già presenti in Italia? E perché non quelle italiane? Un’asimmetria potenziale che è stata notata dalla firma economica del Corriere della Sera, Dario Di Vico, e che non è stata ancora confutata.

Infine, ma non per ultimo: nonostante auspici e dichiarazioni di principio su snellimenti burocratici e su sovrapposizioni di uffici, si scorgono molti passaggi in cui si prefigurano nuovi enti che si occuperanno di promozione, e dunque poltrone, sedie e sgabelli – ovviamente ben remunerati – da distribuire.

Ma ovviamente si spera di sbagliare. Il primo a rassicurare è Firpo che su Twitter, in replica a questo articolo, ha scritto: “I tempi sono indicati, nessuna asimmetria, nessun nuovo baraccone, un doc di policy concreto che richiede buona politica”.

Ecco di seguito tutti le anticipazioni, gli approfondimenti e i commenti che Formiche.net ha dedicato a Destinazione Italia (qui il documento ufficiale) finora:

Come per far arrivare a destinazione il piano Destinazione Italia dal blog di Stefano Da Empoli

Eni, Enel e Finmeccanica. Le idee del governo Letta del direttore di Formiche.net, Michele Arnese

Ecco come Letta vuole attrarre investimenti esteri in Italia di Michele Pierri

Il sexy fisco con cui Letta vuole sedurre le società straniere di Michele Pierri

Lavoro, arrivano i contratti light del governo Letta per eccitare le aziende straniere di Michele Pierri

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