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L’Italia e il modello elettorale tedesco

Abbiamo atteso il risultato delle elezioni tedesche sia per quel che concerne l’orientamento della Germania nel contesto dell’integrazione europea, sia per quel che concerne il rapporto tra sistema politico-istituzionale e sistema elettorale.

Siamo finalmente di fronte al risultato delle elezioni tedesche. Ora dobbiamo rimanere in attesa della ulteriore prospettiva europea di Berlino, che finirà con il condizionare anche le prossime scelte italiane.

Da questo punto di vista occorre attendere gli sviluppi dell’azione politica della Merkel e più in generale della Germania tutta, soprattutto in riferimento al rapporto che essa finirà con l’avere con la Banca Centrale Europea.

Questo rapporto tende in qualche misura a superare l’antico asse tra Germania e Francia, che aveva concorso a dar vita al processo di unificazione europea, mentre oggi è proprio il rapporto tra la Berlino e Francoforte, che caratterizza sempre più la fase attuale di un complesso processo “federalistico” europeo.

Per quel che concerne, invece, il rapporto tra il sistema politico-istituzionale tedesco e la sua vigente legge elettorale, non occorre attendere altro tempo, soprattutto perché si è lungamente discusso anche in Italia di una sorta di scelta tra un modello elettorale francese (il cosiddetto semi-presidenzialismo a doppio turno) e un modello tedesco (sostanzialmente proporzionale con clausola di sbarramento e sfiducia costruttiva).

Occorre peraltro porre immediatamente in evidenza che il modello tedesco realmente vigente non conosce alcun premio di maggioranza e non prevede alcun diritto di tribuna per i partiti che non raggiungono una dimensione sufficiente per superare lo sbarramento.

Occorre infatti aver presente che il modello tedesco è quanto di più lontano si possa immaginare dall’ipotesi che da noi è stata definita del “sindaco d’Italia”.

Come tutti infatti sappiamo, l’elezione del sindaco è caratterizzata proprio dal fatto di una sorta di ballottaggio eventuale, al termine del quale risulta sindaco per l’intera legislatura comunale il candidato che abbia avuto la maggioranza dei voti nel ballottaggio.

Nulla di simile vi è invece in Germania: nessun ballottaggio, nessun premio di maggioranza.

Si sente molto parlare dell’eventualità che la CDU finisca con l’andare verso una grande coalizione con la SPD, ma questa Grosse Koalition non ha nulla in comune con quella sorta di bipartitismo radicale che in Italia contrappone la destra e la sinistra, e che consente al massimo una faticosissima navigazione quotidiana delle cosiddette “larghe intese”.

Allorché dunque si parla di sistema elettorale tedesco, occorre preliminarmente comprendere che quello di Berlino è un sistema integralmente proporzionale, con clausola di sbarramento e sfiducia costruttiva. In esso non vi è di fatto nessuna elezione diretta del Cancelliere.

In Germania inoltre, una sola Camera ha il rapporto di fiducia con il governo, mentre l’altra è storicamente radicata in quella originaria pluralità di Stati che ha dato vita oggi al Bundesrat.

L’Italia dunque non è la Germania, e non si può richiamare un sistema elettorale alla tedesca quando, all’italiana, si pensa a qualcosa di profondamente diverso.

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