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Papa Francesco e la Chiesa global player e global prayer. L’analisi del cardinale Marx

La Chiesa deve cambiare l’immagine negativa che ha nel mondo. Sono parole ruvide quelle che il cardinale Reinhard Marx (nella fotoha rilasciato qualche giorno fa al quotidiano tedesco Die Zeit. Parole ancora più significative perché provengono dall’arcivescovo dell’importante diocesi di Monaco e Frisinga (che dal 1977 al 1982 fu la sede di Joseph Ratzinger, prima di essere chiamato da Giovanni Paolo II a presiedere per quasi 25 anni la Congregazione per la Dottrina della Fede) e, soprattutto, da uno degli otto porporati che ai primi di ottobre si riuniranno con Papa Francesco per esaminare i dossier sulla riforma della Curia.

La Curia sia di aiuto alle Chiese locali
“Abbiamo bisogno di un’autorità centrale forte – sottolinea Marx – che aiuti a migliorare la reputazione della Santa Sede. La Curia esiste per aiutare le Chiese locali, che non sono solo propaggini di Roma nel mondo. Non è più possibile che i fedeli pensino al Vaticano preliminarmente come a qualcosa di negativo”. Il primo punto da rivedere, allora, è la comunicazione, non tanto quella verso l’esterno, ma quella che riguarda la vita interna della Chiesa. “Molti problemi sono causati dalla mancanza di comunicazione tra il Papa, la Curia e gli episcopati locali. Noi siamo una organizzazione a livello mondiale senza paragoni, ma come tale dobbiamo raggiungere un livello di sviluppo adeguato. Nel ventunesimo secolo dobbiamo essere allo stesso tempo a global player and a global prayer”, è l’analisi british del cardinale tedesco, che è anche presidente della Commissione episcopale della Comunità europea. E che, forse con la testa allo Ior, chiude così il ragionamento: “Io mi arrabbio quando le cose sono organizzate male. La Chiesa non può essere governata con metodi feudali, le decisioni devono essere trasparenti e verificabili: ma questo succede solo se abbiamo una amministrazione efficiente. Per questo trovo immorale che per decenni si sia consentito a una istituzione di danneggiare la reputazione della Chiesa nel mondo e tra i fedeli”.

I cardinali non regnano sulla Chiesa
Un principio, però – spiega il porporato che qualche hanno fa attirò l’attenzione, e qualche polemica, per un libro intitolato significativamente Il capitale. Una critica cristiana alle ragioni del mercato, edito dalla Rizzoli – che non vale solo per la Curia, ma per la Chiesa nella sua totalità, chiamando a una presa di coscienza delle proprie responsabilità non solo le strutture ecclesiastiche, ma tutti i fedeli. Così “la Chiesa non è solo ciò che dicono i vescovi! Certamente la parola di Dio va spiegata, ma noi non dobbiamo dominare sulle persone dall’alto. I cardinali non regnano sulla Chiesa, così come i preti non regnano sui parrocchiani. La Chiesa, sono parole evangeliche, è dove due o tre si riuniscono nel nome di Cristo”.

Misericordia e pastoralità
Da qui l’attenzione di Papa Francesco alla misericordia, affinchè nessuno si senta giudicato da una Chiesa che sia solo una istituzione morale, principio a cui Marx aderisce convintamente. “Con Papa Francesco – dice – si respira una nuova atmosfera, una nuova sensibilità. Il giorno dell’elezione, nella Cappella Sistina, abbiamo percepito qualcosa di nuovo, una nuova possibilità”. Prima del conclave, “udito il suo discorso, ricorda l’arcivescovo di Monaco, chiesi a un cardinale che lo conosceva chi fosse questo Bergoglio, ed egli mi rispose: è un santo”. Già dopo il conclave “i suoi orientamenti sono risultati chiari: oggi c’è un uomo che abbraccia le persone, la sua priorità è il lavoro pastorale. La gente percepisce che è genuino”. “Ciò non significa criticare Benedetto XVI, chiarisce il porporato, perché gli affetti del suo pontificato (come la lotta agli abusi sessuali e alla pedofilia, ndr) saranno duraturi e si vedranno nel lungo periodo”. Certamente gli scandali recenti hanno rovinato l’immagine della Chiesa: per questo “oggi abbiamo bisogno di trasparenza e responsabilità”.

La cautela di padre Lombardi
Due principi, questi, sui quali si baseranno le linee guida per le riforme che il “G8 Vaticano” presenterà dal prossimo 1 ottobre al Papa. Anche se nei giorni scorsi proprio sulle riforme, che in molti vorrebbero radicali, aveva smorzato gli eccessivi entusiasmi il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, chiarendo: “non vorrei che si sovrastimasse l’aspetto dei cosiddetti cambiamenti strutturali: ciò che conta è la perenne riforma della vita della Chiesa, e questo è il senso della spiritualità e dell’umiltà di Papa Francesco, che vuole portarci più vicini a Gesù e all’umanità, in particolare quella che soffre”.

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