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Cosa (non) ha veramente detto il Papa a Scalfari

Qualche dubbio sui contenuti dell’intervista concessa da Papa Francesco al Fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, era sorto già alla prima lettura dell’ampio testo. Troppi particolari “strani”, qualche ricostruzione che strideva con testimonianze dirette e frasi che poco hanno a che fare con la comunicativa tipica di Bergoglio. A corroborare tali sospetti, ieri è giunto il post pubblicato sul proprio blog dal vaticanista Andrea Tornielli, intitolato: “I dubbi sull’intervista a Scalfari”.

Il problema “del Bene e del Male”

Innanzitutto, spiega Tornielli, l’attenzione va posta su un passaggio in particolare: “I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i non credenti. Dopo di allora fu fatto molto poco in quella direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare”. Ecco, aggiunge il vaticanista della Stampa, “non riesco proprio a immaginarmi Papa Bergoglio che parlando di se stesso dice di avere l’umiltà e l’ambizione di voler fare qualcosa”. Non solo, ma anche la risposta in cui si parla del bene e del male – una delle più sorprendenti e “problematiche” – è sembrata incompleta. In quelle righe, Francesco dice che “ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene”. In un commento all’Espresso sul web, il sociologo delle religioni Pietro De Marco ha scritto che se ognuno ha “una sua visione del bene” che deve realizzare, tali visioni non possono che risultare le più diverse, in contrasto e in conflitto spesso mortale, come provano la cronaca e la storia. “Incitare a procedere secondo la personale visione del bene è in realtà incitare alla lotta di tutti contro tutti, una lotta strenua, perché compiuta per il Bene e non per l’utile o altro contingente”.

“Il testo dell’intervista non è stato rivisto dal Papa”

Il Papa, dunque, ha realmente detto ciò? I dubbi sussistono. Non è un caso che sull’argomento sia intervenuto anche Padre Federico Lombardi, il direttore della Sala Stampa vaticana, che a precisa domanda ha risposto che “non risulta che il testo dell’intervista di Francesco su Repubblica sia stato rivisto”. In pratica, una piccola presa di distanza, benché – ha Viagra Online aggiunto Lombardi – la ricostruzione complessiva delle affermazioni del Papa è stata fedele . C’è poi un ulteriore passaggio che induce alla cautela, ed è relativo al racconto di quanto accaduto subito dopo l’elezione e prima dell’accettazione canonica. “Prima dell’accettazione chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza. (…) Poi la luce si dissipò, io mi alzai di scatto e mi diressi nella stanza dove mi attendevano i cardinali e il tavolo su cui era l’atto di accettazione. Lo firmai, il cardinal Camerlengo lo controfirmò e poi sul balcone ci fu l’Habemus Papam”. Due sono gli aspetti: o Bergoglio non ricorda esattamente cosa accadde la sera del 13 marzo, o Scalfari ha usato una buona dose di fantasia.Chiunque abbia letto le costituzioni e le norme relative al rito del Conclave (o anche si sia limitato a guardare in tv uno dei tanti film “papali”) sa che l’accettazione dell’elezione è immediata, ed è la prima domanda che il decano (o chi ne fa le veci nella Sistina) pone all’eletto. E poi, scrive Tornielli “è noto che non ci sono stanze accanto a quella con il balcone sulla piazza”. Il Papa avrebbe potuto ritirarsi nella stanza delle lacrime (quella vicina all’altare della Sistina dove il nuovo Pontefice viene vestito con la talare bianca), ma neppure questo si è verificato: “Più di un cardinale elettore mi ha raccontato che il Papa non si è ritirato per qualche minuto in preghiera”, aggiunge ancora il vaticanista della Stampa.

Il rischio di incomprensioni

Ciò non significa che il testo dell’intervista sia falso (tutt’altro, dal momento che molti passaggi ampliano e riprendono tratti salienti di questo primo scorcio di pontificato), ma che sulla novità dell’intervista come strumento per intercettare anche il non credente, c’è ancora da lavorare. Il rischio è infatti quello di andare incontro a pericolosi fraintendimenti (il passaggio citato su Bene e Male e la frase sull’inesistenza del “Dio cattolico”) e a incomprensioni. Quantomeno, il Papa potrebbe rivedere il testo delle sue dichiarazioni prima che questo sia reso noto, onde evitare facili strumentalizzazioni e prevenire dubbi e perplessità sull’uso del colloquio giornalistico come elemento per annunciare i passi del Magistero.

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