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Telecom, la finta corrida sulla rete

La schiarita intervenuta nel quadro politico dopo le vicende della “storica giornata” del 3 ottobre ha rimesso il governo nella condizione di lavorare, anche se sarà opportuno aspettarsi qualche mal di pancia fino a quando non sarà definita e decisa la sorte di Silvio Berlusconi.

Negli ultimi giorni l’esecutivo ha vissuto una fase di apnea nell’attesa di capire se la crisi “più pazza del mondo”, minacciata dal Cavaliere a giorni alterni, si sarebbe trasformata – come sembrava più probabile – in un rischio effettivo oppure venisse a soluzione in conseguenza di modifiche intervenute nel perimetro dei partiti di maggioranza.

Non solo disoccupazione

Certo nessuno si sarebbe mai aspettato il colpo di teatro di Berlusconi, poi rientrato ancor più all’improvviso di come era stato concepito ed attuato. Nell’agenda del governo, a questo punto, non ci sono soltanto taluni problemi la cui soluzione è ritenuta quanto meno utile per poter sconfiggere la recessione e la disoccupazione. Si sono aggiunti negli ultimi giorni delicatissime questioni riguardanti settori industriali strategici.

Il dossier Telecom

Tra questi ricordiamo il caso Telecom, la compagnia che sta per essere ceduta a Telefonica (la società spagnola di comunicazione). E’ inutile prenderci in giro: è molto arduo uscire indenni dall’operazione, perché, per poter salvare almeno la rete, occorrerebbero interventi legislativi ed amministrativi con effetto retroattivo: una specie di legge Severino applicata ai trasferimenti di imprese. Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha dovuto ammettere, nel corso di un’audizione al Senato, che l’operazione Telefonica si era svolta nel pieno rispetto delle norme vigenti, in quanto la società spagnola, in ragione dell’ammontare del suo pacchetto azionario, non era obbligata a lanciare un’Opa.

Europa e Copasir

Così, è assai improbabile che la Ue – molto attenta al rispetto delle regole – consenta all’Italia di introdurre, in corso d’opera, modifiche con effetti persino retroattivi. L’altro argomento – quello riguardante gli aspetti della sicurezza nazionale, sollevati anche dal Copasir presumibilmente su indicazione dei Servizi – si presta ad obiezioni molto semplici: ma se la rete ha per voi questo rilievo, certamente comprensibile, perché non avete, quanto meno, provveduto a separare le società? Se non è stato fatto in tutti questi anni, da quando Telecom è divenuta una impresa privata, credete di poterlo fare adesso? Che cosa pensereste, voi italiani, di un rivenditore di automobili usate che consegna ad un acquirente, privandola del motore, la vettura che lo stesso ha appena comperato?

Il caso Rovati

Sarebbe il caso, allora, di ricordare un evento del 2006, il cui protagonista subì l’onta della gogna sempre attiva nel nostro Paese. Se non fosse scomparso qualche mese fa, egli oggi potrebbe rivendicare di aver visto le cose per tempo. Si tratta di Angelo Rovati, ex giocatore di basket, poi consulente di Romano Prodi, durante il suo secondo governo, appunto nel 2006. Ad un certo punto, in quella occasione, venne alla ribalta – con i soliti scoop guidati – una studio di fattibilità sulla ristrutturazione di Telecom, che prevedeva lo scorporo della rete. La paternità del documento venne attribuita ad una iniziativa personale di Rovati, sul quale si scatenò un tempesta di polemiche – gli analisti presero una posizione contraria – che lo portarono alle dimissioni. Ovviamente colpivano Rovati per prendersela con Prodi. Da allora sono passati sette anni, durante i quali nessuno si è posto il problema che oggi è esploso. O almeno non ce ne siamo accorti.

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