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Shutdown Usa, perché i timori del mondo accelerano la trattativa di Obama

Il timore per gli effetti politici ed economici dello shutdown, la sospensione di tutti quei servizi considerati come “non essenziali”, travalica i confini statunitensi per espandersi al mondo.

Il perdurante stallo politico in Usa sulla legge di bilancio e sull’aumento del tetto del debito, se non risolto entro dieci giorni, potrebbe secondo molti analisti spingere Washington verso il default.

LA PAURA DEL MONDO
A dare conto delle reazioni provenienti da ogni parte del globo è il New York Times, che spiega come in poco tempo sia l’Europa – ansiosa di definire l’accordo per l’area di libero scambio Usa-Ue – sia la Russia abbiano chiesto a Washington di agire prontamente per evitare un nuovo “effetto contagio” dopo quello dei mutui subprime.

IL MONITO DELLA CINA
La situazione innervosisce però soprattutto la Cina, il maggior detentore al mondo in buoni del Tesoro Usa, che chiede all’America di “garantire la sicurezza” dei propri investimenti. “Il tempo sta scadendo“, ha avvertito il vice ministro delle Finanze di Pechino, Zhu Guangyao. “Come maggiore economia del mondo ed emittente della principale valuta di riserva del mondo, è importante che gli Usa preservino l’affidabilità creditizia dei propri titoli di Stato“, ha dichiarato Zhu.

EFFETTO GLOBALE?
Cio è importante per gli Usa tanto quanto per l’economia globale“, ha aggiunto poi il vice ministro. La Cina, secondo i dati dello scorso luglio, detiene direttamente 1.280 miliardi di buoni del Tesoro americani. La cifra, riporta il Financial Times, potrebbe essere però ben più alta, dal momento che Pechino investe in titoli di Stato anche attraverso intermediari, per utilizzare la liquidità derivante dagli ingenti avanzi commerciali. “Auspichiamo che prima del 17 ottobre gli Usa facciano passi credibili per risolvere i propri conflitti sul tetto del debito in modo tempestivo, evitino un default, garantiscano la sicurezza degli investimenti cinesi in Usa e assicurino che il processo di ripresa globale non venga minato in modo serio“, ha proseguito Zhu, “solo gli Usa possono risolvere quella che è una questione interna che ha però implicazioni globali: per questo il governo e il Congresso devono accelerare le trattative“.
Trattative che fervono in queste ore – come racconta il Washington Post – che delinea la strategia di Obama, intenzionato a trovare un accordo con i Repubblicani senza farsi smontare la riforma sanitaria, uno dei punti più apprezzati dal suo elettorato.

COME IN ITALIA
A scatenarsi è anche il dibattito tra gli osservatori, già in allerta per i rischi dello shutdown sulla sicurezza nazionale e degli alleati Usa. Per Xenia Dormandy, – senior fellow della Chatham House di Londra ed ex funzionario americano del Dipartimento di Stato e del Consiglio per la Sicurezza Nazionale con George W. Bush – dopo la vicenda siriana prima e lo shutdown ora, “la comunità internazionale si sta chiedendo se gli Usa vogliano ancora agire” e costituire una guida. Una situazione di incertezza, questa, che secondo la commentatrice sta “snervando” il mondo.
Ma c’è spazio anche per un pizzico di ironia nei confronti del nostro Paese. Alain Frachon, editorialista ed ex corrispondente da Washington per il francese Le Monde, ha detto che in queste ore “il sistema politico americano somiglia sempre più a quello italiano, con le sue crisi permanenti, e non al sistema presidenziale” che tutti noi conoscevamo.

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