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Le regole del servizio idrico. Parla il ministro Orlando

“È chiaro a tutti che gli investimenti per il settore idrico non possono essere fatti dallo Stato. Le risorse del ministero per investimenti infrastrutturali sono diminuite del 72% nell’ultimo decennio e quindi gli investimenti vanno finanziati con le tariffe. E questo non soltanto per lo stato delle finanze pubbliche, ma per le regole europee, per le quali le tariffe devono coprire i costi del servizio. Il prossimo anno vorrei convocare una conferenza nazionale sull’acqua, per rompere luoghi comuni consolidati. Siamo tutti d’accordo nel definire l’acqua bene comune, ma spesso gli strumenti proposti sono contraddittori”.

Il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, presente al Festival dell’Acqua in corso a L’Aquila, ha ulteriormente approfondito il tema delle regole che riguarderanno il servizio idrico integrato e del metodo tariffario da applicare, al quale sta lavorando l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas.

“Governo e ministero vigileranno e daranno un contributo, studiando l’uso dei fondi FAS e PON Ambiente 2014-2020 per finanziare opere ambientali e infrastrutture idriche – ha detto il Ministro –  Solo con buone aziende e con la finanza di sostegno possiamo realizzare gli obiettivi ambientali che ci siamo posti. Una politica industriale che farò insieme al Ministero per lo Sviluppo economico e al Ministero Affari Regionali”.

Orlando ha anche annunciato un tavolo di lavoro con i diversi segmenti del settore idrico: “Avvieremo gruppo di lavoro anche con chi ha alimentato questo dibattito di oggi. Visto che su iniziative parlamentari non si fanno passi avanti, prendo io l’iniziativa come ministero. Le aziende sono un interlocutore naturale per una collaborazione che è partita bene per fare strada insieme. Ringrazio Federutility anche per aver scelto L’Aquila, metafora per una necessaria ripartenza del Paese”.

Il presidente di Federutility, Roberto Bazzano ha commentato le parole del Ministro, ribadendo la necessità di investimenti: “Lo Stato non ha soldi e l’instabilità normativa di questo settore ha allontanato gli investitori. Sarebbe fondamentale che Cassa Depositi e Prestiti finanziasse le imprese idriche. Non chiediamo tassi agevolati, ma tassi di mercato, perché gli altri istituti non si fidano a finanziare. Strumenti come project e water bond, con agevolazioni fiscali per sottoscrittori o fondi rotativi, insieme alle semplificazioni normative, sono una possibile soluzione”.

Il Ministro Andrea Orlando, il presidente Roberto Bazzano ed il presidente di Aqua Italia, Giorgio Moro, hanno poi firmato un protocollo d’intesa per la valorizzazione dell’acqua di rubinetto (acqua di rete) e la promozione delle cosiddette Case dell’Acqua (definiti anche “chioschi” o “fontanelli”).

Il protocollo – che persegue l’obiettivo di riduzione dei rifiuti e di CO2 – affianca il fenomeno di diffusione degli erogatori pubblici di acqua refrigerata e frizzante, che ormai affiancano in molte parti d’Italia le tradizionali fontanelle.

Sono 817 nel 2013 ed erano 354 nel 2011, alla precedente edizione del Festival dell’Acqua . Sono l’espressione più pratica e visibile della grande sensibilità sul tema idrico che si è manifestata negli ultimi tempi in Italia. Se nei secoli scorsi l’acqua è stata anche un elemento caratterizzante di straordinari complessi architettonici e scultorei, oggi essa rivive nei chioschi moderni la sua funzione più eminentemente pratica, offrendosi ai cittadini nelle piazze di centinaia di Comuni.

Del resto, con i 188 litri di acqua in bottiglia pro capite nel 2011, l’Italia detiene il primato europeo per il consumo di acqua in bottiglia (l’80% delle quali sono in plastica, con impatti evidenti in termini di rifiuti prodotti). Le bottiglie rappresentano una quota del 5% dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata (Rapporto Ispra 2009). Alle bottiglie in PET è associabile un determinato impatto ambientale: in fase di produzione, 1 kg di PET (25 bottiglie da 1,5 litri) consuma 2 kg di petrolio e 17,5 litri d’acqua.

Valutando, a titolo esemplificativo, il prelievo annuo di 300.000 litri da un “chiosco”, si ottengono i seguenti risultati in termini di minore/mancato impatto:

• 200.000 bottiglie PET 1,5 litri in meno prodotte;

• 8.000 kg di PET in meno (circa 40 g a bottiglia) da avviare a recupero o smaltimento;

• 1.380 kg di CO2 risparmiati per la produzione del PET;

• 7.800 kg CO2 in meno per il trasporto delle bottiglie (stimando una media di 350 km per il trasporto).

Dal 2011, Federutility e Aqua Italia (Associazione dei costruttori di impianti e componenti per il trattamento delle acque primarie) realizzano un “Manuale operativo sui chioschi dell’Acqua”, la cui terza edizione è stata presentata proprio ieri al Festival.

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