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Roma, Milano e Napoli non piangano ma taglino le spese

Dopo la richiesta di soccorso al Governo del sindaco di Roma, Ignazio Marino, per oltre 850 milioni di euro, adesso anche Milano per bocca di Giuliano Pisapia scopre che deve reperire circa 500 milioni di euro entro fine anno: “un’eredità avvelenata nel bilancio lasciata dalla precedente giunta“. Sarà. Ma Roma e Milano, e prima ancora Napoli e Catania, incarnano anche se su piani diversi, il fallimento di una certa politica locale.

I comuni in questi anni, nell’ottica di un federalismo invocato e poi abbandonato, hanno rivendicato, giustamente, maggiore autonomia. Ma hanno dimenticato che autonomia significa anche assunzione piena della responsabilità. Così come quando si commette un reato la colpa è individuale, appare davvero strano questo “canto del cigno” messo in atto dai sindaci delle città che, per loro inefficienze, poi chiedono alla collettività di correre in loro soccorso. È un tema che non entra nel dibattito politico.

Il decentramento amministrativo è stato il must del secolo scorso, ma i danni che sta causando rischiano di pagarli le future generazioni. I nostri sindaci dovrebbero avere più coraggio e mettere in atto quella spending review spesso invocata ma quasi mai attuata. Eliminare gli sprechi, le assunzioni clientelari, ripulire il bilancio di spese inutili tra consulenze, notti bianche e viaggi promozionali in giro per il mondo. E ancora liberalizzare i servizi locali avendo anche il coraggio di sciogliere società carrozzoni che il più delle volte sono dei mangiasoldi.

Chi rivendica autonomia sappia cominciare ad essere autonomo anche nella gestione delle difficoltà e della res publica. Sarebbe più serio per tutti.

Linda Lanzillotta

(www.lindalanzillotta.it)

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