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Tav, in Val di Susa si gioca la sovranità nazionale

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Nella modernità lo Stato-nazione ha perso i geni della sovranità che ne avevano caratterizzato la genesi nei secoli precedenti. Parte delle sue funzioni sono migrate verso l’alto, a organismi sovranazionali di varia natura: Ue, Wto, Fmi, Bce ecc. Parte, invece, sono scese verso il basso: nei nuovi parlamenti scozzesi e gallesi o nella giunta catalana, per fare due esempi. Quel poco di sovranità residua deve, comunque, essere difesa dagli Stati dimostrando di saper esercitare il potere ancora residuo per gestire la propria comunità, peraltro sempre più condizionata, questa azione, da trattati, contratti e accordi internazionali.

L’Italia che da quasi due anni balla sul ciglio del commissariamento della Troika economica, appesa come è ai suoi sterili balletti di Imu e dintorni e di non riforme varie, dovrebbe essere più sensibile al rischio svuotamento definitivo della sua sovranità. Lo sbarco a Roma degli uomini della Ue, del Fmi e della Bce significherebbe, non soltanto il commissariamento di un paese ancora almeno formalmente del G7, ma segnerebbe un passaggio storico dell’epoca contemporanea: un grande Stato-nazione, non la Grecia o il Portogallo, come l’Italia del tutto svuotato del suo potere autonomo di decidere fatta eccezione per la definizione del calendario scolastico e poco più. Sarebbe un punto di non ritorno verso un nuovo equilibrio nell’allocazione del potere decisionale nel nuovo mondo globale.

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