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Mare nostrum, numeri e mezzi dell’operazione a difesa delle coste italiane

Impedire che partano le navi cariche di migranti, rafforzare i controlli alle frontiere e accogliere quanti arrivano sul nostro territorio perché in fuga dalla guerra e dalla disperazione. Sono questi gli obbiettivi di “Mare Nostrum“, la task force militare-umanitaria messa in piedi dal governo per affrontare l’emergenza degli sbarchi in risposta all’ennesima tragedia nelle acque di Lampedusa.

MODI, TEMPI, COSTI E FINALITÀ
Il progetto è stato presentato negli scorsi giorni dal premier Enrico Letta, insieme ai ministri dell’Interno, Angelino Alfano e della Difesa, Mario Mauro, dopo un vertice a cui hanno preso parte anche i ministri degli Esteri, Emma Bonino, delle Infrastrutture Maurizio Lupi e degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi. “L’operazione militare ed umanitaria – ha detto Mauro – prevede il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare per incrementare il livello sicurezza delle vite umane“. Il costo dell’intera operazione supererà il milione e mezzo di euro al mese, che è quanto il nostro Paese spende attualmente. Non ci sarà nessun finanziamento specifico, ha spiegato Alfano, ma saranno recuperate nei bilanci dei ministeri interessati. La durata della missione, hanno puntualizzato i ministri, “è legata alle circostanze“. “Mi piace includere – ha sottolineato Mauro – due date significative per la verifica della missione: una ben prima del Consiglio europeo del 24-25 ottobre, e una relativa all’entrata in vigore di Eurosur il 2 dicembre“. In merito al luogo in cui verranno portati i migranti intercettati, il vicepremier Alfano ha spiegato che “ci sono le regole del diritto internazionale di navigazione e non è detto che se interviene una nave italiana i migranti vadano portati in un porto italiano. Si valuterà in base al luogo dove avverrà l’operazione“. Insieme alla missione continuerà ad operare il programma europeo Frontex.

TUTTI I MEZZI
Ma in cosa consisterà l’impegno militare italiano? Tra le novità più significative – spiega Ansa – l’impiego “per la prima volta” in un sistema di vigilanza di questo tipo di una nave anfibia classe San Giorgio (Lpd), cui appartengono il San Marco e il San Giusto, con relativi elicotteri. Nave San Marco, che sarà operativa dal 18 ottobre, è lunga 133 metri ed ha un equipaggio di 165 uomini, “ha la capacità di esercitare il comando e controllo, è dotata di elicotteri a lungo raggio, ha capacità ospedaliera, spazi ampi di ricovero per i naufraghi ed anche un bacino allagabile che consente di operare con i gommoni di soccorso anche in alto mare“.
Poi ci saranno le fregate della Marina militare classe Maestrale, capaci di imbarcare 225 uomini: sono navi estremamente versatili e, proprio per questo, sono state sottoposte negli anni ad un impiego molto intenso. Ciascuna imbarcherà un elicottero. I pattugliatori sono unità più piccole, anch’esse con la possibilità di imbarcare un elicottero, particolarmente vocate per il pattugliamento d’altura. Loro compito quello di “rendere l’area che viene pattugliata più agevole per chi si trova in difficoltà e più pericolosa per le navi-madri che tanti problemi ci creano“. L’impiego delle navi, ha detto Mauro, “sarà alternato a seconda delle condizioni meteorologiche“.
Del dispositivo di Mare Nostrum farà parte anche una nave da trasporto costiero. Si tratta di unità come la Tremiti, che ha già operato in questi giorni.
A parte quelli imbarcati sulle navi, del dispositivo faranno parte anche due elicotteri EH101 della Marina militare: velivoli dotati di strumenti ottici a infrarossi e radar di ricerca di superficie, impiegabili anche da Lampedusa o da Pantelleria. Previsto l’utilizzo di un velivolo P180 dotato di tecnologia particolare per la visione notturna, impiegabile da Lampedusa, e di aereo di pattugliamento marittimo Atlantic con equipaggio misto Marina-Aeronautica che partirà dall’aeroporto di Sigonella.
Infine, per avere “il massimo della sorveglianza possibile in tutta l’area” l’operazione Mare Nostrum farà affidamento anche su “sistemi a pilotaggio remoto“, vale a dire aerei senza pilota, i droni Predator B. Un ulteriore apporto alla sorveglianza sarà garantito dalle nostre reti radar della Marina che delle Capitanerie di porto.

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