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Il montiano Mauro tenta di sedurre Berlusconi con una lista unica del Ppe

La diplomazia non fa difetto al ministro della Difesa Mario Mauro, che ha deciso di usarla al meglio per convincere il leader del Pdl (o di Forza Italia?) Silvio Berlusconi della bontà dell’operazione Ppe.

Tra i due il rapporto è lontano nel tempo, sin da quando il ciellino pugliese era il punto di riferimento azzurro nell’emiciclo di Bruxelles, da vicepresidente e capodelegazione del Pdl. Per questo il vertice che ha consentito ieri di riunire allo stesso tavolo il leader di ieri ed esponenti governativi proiettati al Ppe italiano, ha il sapore di un pranzo-strategia di vecchia scuola diccì. Che però (almeno in passato) era foriera di risultati.

Pranzo con proposta
Ed è stato tra una portata e l’altra (come si apprende dal retroscena di Carmelo Lopapa su Repubblica con menù ovviamente gradito a Berlusconi) che è partita la proposta di Mauro al Cavaliere: perché non spostare il nodo del contendere sull’opportunità rappresentata dai Popolari Italiani? Ovvero sugli scenari europei di un contenitore italiano di ampio respiro, che allontani i rigurgiti populistici dei falchi e che indossi, sic et simpliciter, una veste di centrodestra classico, in grado di offrire certezze a chi non vota e non voterà a sinistra.

Decadenza
L’amo lanciato? Il voto sulla decadenza, fatto scivolare durante il pranzo in virtù di una dialettica intenzionalmente ovattata e soft. Come a voler far ragionare l’illustro ospite sui reali riverberi dell’intera operazione. “Abbi fiducia, saremo al tuo fianco” è stato il coro intonato per primo da Mauro ma a cui si è aggiunto in seconda battuta il vicepremier ed ex delfino Angelino Alfano. Come dire che la porta per una eventuale amnistia (o indulto) è stata lasciata aperta anche se nei giorni scorsi netto è stato lo stop del Guardasigilli mentre proprio ieri il Presidente di Scelta civica Mario Monti (partito di Mauro) vi ha fatto cenno in maniera esplicita come possibile modus per uscire dall’angolo.

L’affondo
Per poi pigiare l’acceleratore sull’affondo vero e proprio: via falchi, urlatori e pitonesse, Berlusconi padre nobile del Ppe italiano, con Alfano a fare da anti Renzi come candidato premier. Ecco la richiesta giunta prima del caffè. A cui Berlusconi sarà giocoforza chiamato non solo a riflettere ma anche a rispondere. Perché oggi (e il pranzo di ieri non è cronologicamente casuale) è il giorno di un seminario europeo promosso proprio dall’Associazione Popolari Italiani per l’Europa, per una sfida verso un’Europa Politica, ma nell’ottica di un movimento che li traghetti verso il Partito Popolare Italiano nel Ppe. Gli eurodeputati Giuseppe Gargani e Potito Salatto (promotori dell’associazione) seduti accanto a Angelino Alfano, Lorenzo Cesa e Mario Mauro: tutti con un passato o un presente targato Dc.

Lealismo
E i lealisti? Alcuni rumors riportano che il leader del fronte de cosiddetti lealisti, il deputato salentino Raffaele Fitto (anche lui ex diccì), non abbia digerito l’appuntamento gastronomico di ieri. Ma avrebbe dalla sua la carta della legge di stabilità, su cui il Pdl sta tornando a spaccarsi per via del caos post Imu, con tre tasse e integrarne una che non c’è più ma che è come se ci fosse. Un argomento che tra gli elettori di centrodestra fa molta più presa rispetto a caminetti e conclavi.

twitter@FDepalo

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