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Aiuto, torna Monti? In Bocconi c’è chi fa già gli scongiuri

C’era un po’ di nervosismo stamattina alla Bocconi dopo la lettura dei giornali. I professori dell’Ateneo milanese, soprattutto i senior, si sono preoccupati per una notizia pubblicata da tutti i quotidiani e, con particolare evidenza, dal Corriere della Sera: le dimissioni del professor Mario Monti da presidente di Scelta civica, la sua ambiziosa, ma esile e litigiosa creatura politica, che non è riuscita a incidere come il padre-fondatore sognava. Il senatore a vita Monti aderirà al gruppo misto e, non essendo più leader di un movimento, avrà molto tempo per dedicarsi ad altro.

Ed è proprio questo “altro” a impensierire taluni baroni bocconiani. Mario Monti è un ex docente dell’università milanese. Ne è stato anche rettore e, successivamente, presidente del consiglio di amministrazione. Ha lasciato quest’ultima carica nell’ottobre 2011, quando è diventato capo del governo. Lo ha fatto a malincuore. Il giorno delle dimissioni, ha detto: “Non considero concluso il mio impegno in Bocconi e appena le circostanze lo consentiranno, rientrerò per completare il mandato conferitomi fino al 31 ottobre 2014”.

Le circostanze si sono presentate nel 2013 quando l’avventura a Palazzo Chigi si è conclusa e la corsa al Quirinale è finita (sfumata) con la riconferma di Giorgio Napolitano. A quel punto, e precisamente a giugno, Monti si è detto disponibile a riprendere, come aveva annunciato, il suo impegno in Bocconi e a tornare sulla poltrona di presidente del consiglio di amministrazione. La sua mossa ha suscitato qualcosa di più di un mugugno: anche se fuori da Palazzo Chigi, Monti restava pur sempre un leader politico, il capo di un movimento, Lista civica appunto. La sua contemporanea presenza ai vertici dell’ateneo finiva, in qualche modo, per schierare la Bocconi. Cosa giudicata inopportuna, per convincimento o per calcolo, dalla maggioranza dei docenti.

Così, stando ai si dice, un loro autorevole rappresentante, il professor Piergaetano Marchetti, avrebbe incontrato il collega-politico per cercare una soluzione. L’intesa sarebbe stata questa: Monti sarebbe arrivato alla scadenza del mandato del 31 dicembre 2014 e avrebbe rinunciato a eventuali rinnovi. Ma fino a quella data sarebbe stato al suo posto di presidente; gli autorevoli colleghi dovevano farsene una ragione e non polemizzare, protestare, o tramare come spesso avviene negli ambienti accademici un po’ in tutto il mondo.

E così è stato e tutto è filato via liscio anche perché gli impegni politici di Monti dal giugno scorso a oggi, fra formazione del governo, crisi, voti di fiducia sono stati davvero gravosi e il tempo per dedicarsi alla Bocconi era davvero poco. Ma con le dimissioni da presidente di Scelta civica,  il quadro cambia. Monti avrà meno impegni romani; e avrà comunque desiderio-necessità di utilizzare una tribuna mediatica di primo piano per la sua carriera che considera ben lontana dalla conclusione.

La prestigiosa Bocconi risponde perfettamente allo scopo. Dunque sarà molto presente, prenderà decisioni, agirà come innegabilmente sa fare. E questo preoccupa una buona parte dei suoi autorevoli e sospettosi colleghi.

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