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Cybersecurity, come e perché Obama sta cambiando l’America

Il caso Snowden ha lasciato un segno profondo nella società americana, ma al tempo stesso potrebbe rivelarsi per la Casa Bianca una straordinaria opportunità.

Da tempo l’Amministrazione guidata da Barack Obama cerca di raggiungere un difficile equilibrio fra la necessità di tutelare la pubblica sicurezza e le ripercussioni che un controllo efficace e capillare sulle informazioni che transitano in Rete può avere sulla privacy dei cittadini americani e non solo.

IL PRIMATO DELLA RETE
Un lungo percorso iniziato già prima che Obama divenisse presidente, quando l’allora senatore democratico scelse di condurre la propria campagna elettorale principalmente su Internet, servendosi in modo scientifico dei social network.

Questo segnalò un’attenzione speciale del capo di Stato americano nei confronti del mondo virtuale, che prese corpo in maniera concreta nel 2011, quando Obama, che considera il controllo di Internet fondamentale per “la prosperità americana nel XXI secolo“, realizzò con il suo staff la “Strategia internazionale per il cyberspazio”, contenuta in un report intitolato Cyberspace Policy Review.

NUOVE MINACCE
L’idea del presidente Usa parte dal presupposto che la rivoluzione cibernetica abbia introdotto una serie di nuove minacce, prima sconosciute: non è genericamente la “Rete” ad essere a rischio, ma tutto quello ad essa collegato: dispositivi di difesa, banche, database di aziende, centrali atomiche, acquedotti, griglie energetiche e molto altro. Pericoli emersi con chiarezza negli scontri virtuali con Siria, Iran, Russia e soprattutto Cina, con la quale sul tema si è aperto da tempo un dialogo.

Per questo Obama considera primario investire in sicurezza informatica, senza calpestare le libertà dei cittadini, ma riducendo drasticamente la possibilità che Internet sia una terra di nessuno.

LA STRATEGIA DI OBAMA
Una strategia che, nel lungo periodo, ha portato alle agende del Dipartimento della Difesa e della Casa Bianca. La prima si è palesata nel contestato programma della National Security Agency, l’ormai celebre Nsa, che ha dato vita al Datagate; la seconda ha teso a ottenere un rafforzamento legislativo per la Rete, con però scarsi risultati: tutte fallite, per diversi motivi, le proposte SOPA e PIPA per colpire la pirateria informatica e difendere il copyright e il Cybersecurity Act, una proposta di legge del senatore democratico Joe Lieberman, affossata dai repubblicani, che voleva fare in modo che le aziende ottemperassero autonomamente ad alcuni obblighi di sicurezza delle loro reti di comunicazione o il Cyber Intelligence Sharing and Protection Act (CISPA), una legge che avrebbe consentito lo scambio di dati riguardanti il traffico internet tra il governo e le aziende, passato alla Camera, ma arenatosi in Senato.

UNA SVOLTA LEGISLATIVA
Uno stallo aggirato in parte con un ordine esecutivo entrato in vigore a febbraio scorso, l’Improving Critical Infrastructure – Cybersecurity, che – come spiega la law firm Hunton & Williams – ha evidenziato la definizione di azioni, a cura del governo, per sostenere i proprietari e gli operatori di infrastrutture critiche nel proteggere i loro sistemi e reti da minacce informatiche. Entro 120 giorni dall’entrata in vigore dell’Ordine le organizzazioni governative competenti per la sicurezza (in particolare Attorney General, Secretary of Homeland Security, Director of National Intelligence) hanno dovuto predisporre processi e metodi di interlavoro per realizzare report riguardo particolari rischi cyber ed assistere i proprietari e gli operatori di infrastrutture nel proteggere i loro sistemi contro le minacce in oggetto. Oltre a stabilire un processo di consultazione in tema di cybersecurity, al più ampio livello tra le organizzazioni governative e agenzie di settore e di regolamentazione.

UN NUOVO SECOLO AMERICANO
Nonostante gli alterni successi nel mettere i paletti di un recinto legislativo alla sua idea di sicurezza informatica, Obama non ha mai mollato la presa e pare intenzionato a perseguire i propri progetti con un mix di scelte personali unite al consenso popolare, come spesso ha fatto da quando è presidente, bypassando il Congresso e orientandosi a un rapporto diretto con i cittadini americani.

Va letto in quest’ottica il discorso che, il 30 settembre scorso, Obama ha tenuto in occasione della proclamazione del decimo National Cybersecurity Awareness Month, il Mese della “Consapevolezza” dei rischi portati dalle nuove minacce cibernetiche, che il presidente americano ha richiamato “tutti” a “neutralizzare” offrendo il proprio contributo. Un’iniziativa, questa, che fa il paio con “Stop.Think. Connect”, una campagna del Dipartimento di Sicurezza Interna, Department of Homeland Security, per informare i cittadini sugli strumenti e le precauzioni migliori da adottare per essere presenti in Rete in modo intelligente.

Una vera e propria campagna culturale volta ad aprire un nuovo secolo americano nell’era moderna, quella del cyberspazio.

Clicca qui per leggere la documentazione completa sulle politiche americane in tema di cybersecurity (in inglese)

Richard A. Clarke: Cyberwar in 2013 (fonte video: The Economist)

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