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Vi svelo le verità sulle divisioni in Scelta Civica

Nella crisi aperta in Scelta civica è emersa ancora una volta la fragilità personale di un leader come Mario Monti, il quale, ad ogni difficoltà, prende cappello e se ne va sbattendo la porta. ù

Eppure, uno delle prime regole da apprendere per chi decide di salire in politica è che il potere non è un premio che viene conferito – come se fosse una laurea honoris causa – ai “migliori”, ma un arma da usare nei confronti dei propri avversari. E Monti, in Scelta civica, il potere lo aveva tutto, perché la sua leadership era il certificato dell’esistenza in vita del movimento da lui fondato. Che questa fosse la realtà, lo verificheremo presto, non appena si consumerà (se si consumerà) la separazione tra le due anime, da sempre rissose, ma ora venute esplicitamente allo scoperto.

Il vero dissidio non è fra cattolici e laici

Una distinzione che non passa tra laici e cattolici, tra componenti che anelano a far parte del popolarismo o del liberalismo europei. No. Si tratta principalmente di una frattura di carattere genetico, tra chi ha masticato politica tutta la vita nei partiti, nelle assemblee elettive, nell’associazionismo e quant’altro e chi, provenendo dalla benemerita società civile, si sente più puro, più competente e meritevole.

La vera frattura

Una frattura tra chi porta addosso a sé l’odore della politica con la ‘’p’’ minuscola e chi avverte questo stesso odore con un irritante fastidio alle narici, tanto da sopportare con sofferenza la presenza degli altri, di quelli che non solo possono far valere un numero inferiore di master e di cognomi, ma che sono stati sottoposti a un regime quarantena prima di poter essere considerati “civici” a tutti gli effetti, ancorchè di seconda scelta.

I metodi discutibili di Minosse-Bondi

Quanto scriviamo non ha soltanto un contenuto paradossale: basta osservare i criteri con cui si sono costituite le liste elettorali a suo tempo. Alla Camera solo “anime belle” che adesso si ritrovano in larga maggioranza sulle posizioni che sarebbero del professore se non se ne fosse andato; al Senato, erano stati tollerati ed ammessi soprattutto i “politici” una volta che, indossato il saio e cosparso il capo di cenere, avessero ottenuto l’approvazione di un Minosse di nome Enrico Bondi.

Da dove nasce la ribellione

Si spiega così perché la “ribellione” (non è british style evocare il “tradimento”) sia scoppiata a Palazzo Madama. Per quanto possa sembrare strano, le differenze socio-culturali (oseremmo persino ripetere: le caratteristiche genetiche) incidono anche sulle scelte politiche.

Scelta Civica ha cannibalizzato Udc e Fli

Se si cita il nome di Alfano (figuriamoci poi quello del Cavaliere disarcionato) in un salotto esclusivo o in un consiglio di facoltà non si provocano le medesime reazioni simpatetiche e complici di quando si commenta l’ultima esibizione di Matteo Renzi. Tanto che molti civici stanno ancora attribuendo lo scarso successo elettorale alla presenza del Fli e dell’Udc nella coalizione, dimenticando che Scelta civica ha cannibalizzato, in termini di voti, ambedue gli scomodi alleati.

Il vero obiettivo, limitato, dei magnifici 11+1

Tutto ciò premesso, chi scrive è convinto (in un certo senso ne ha anche le prove ma le tiene per sé) che i “magnifici 11 + 1” preparassero da tempo la presa di posizione che ha determinato la crisi. All’inizio, il loro, era un obiettivo più limitato: quello di contarsi e magari poter sfiduciare il capo gruppo al Senato, Gian Luca Susta.

Gli atteggiamenti discutibili dei ministri di Scelta Civica

L’occasione è stata trovata, invece, come replica ad alcune critiche alla legge di stabilità del tutto condivisibili espresse, peraltro con buona educazione, da Mario Monti. Diciamoci la verità: vedere i ministri di Scelta civica difendere il proprio operato è sembrato un gesto ancor più patetico di quello che ha portato, alcuni giorni or sono, i ministri del Pdl a rivendicare i propri meriti, in una conferenza stampa.

La strategia di Enrico Letta

Infatti, pur nel comune cattivo gusto, la differenza c’è e si vede. Fino ad ora, nell’ambito di un programma di governo consistente nel fare concessioni ai partiti che la compongono (se io do una cosa a te tu poi dai una cosa a me?), Enrico Letta non ha esitato ad avvalersi di tutti i mezzi possibili (l’abolizione dell’Imu sulla prima casa ne è l’esempio) per mettere l’esecutivo al riparo dal maremoto che seguirà il terremoto della vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi. Il taglio dell’Imu, alla prova dei fatti, si sta rilevando una misura insensata, dettata soltanto da motivi di bandiera, tanto da dover essere compensata da un pacchetto di tasse più oneroso per le famiglie e le imprese.

Monti e l’Imu

Scelta civica doveva forse abbozzare in silenzio o mettersi a festeggiare insieme agli altri senza raccontare agli italiani quella verità che ora viene ugualmente a galla? Il presidente Monti, poi, ha rifatto sentire il suo dissenso sulla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, un’operazione di cui era responsabile il ministro D’Alia, ma che evocava prassi catto-comuniste proprie della prima Repubblica.

L’azione di Lanzillotta e Ichino

In materia, il relatore Pietro Ichino e la vice presidente del Senato Linda Lanzillotta sono riusciti a introdurre delle modifiche che hanno migliorato il testo, senza mai mettere a repentaglio la continuità dell’azione di governo.

La debolezza della Legge di Stabilità

Da ultimo, come si fa a non vedere la grande debolezza dell’attuale legge di stabilità? Il presidente della Repubblica raccomanda responsabilità e saggezza: quando mai questi cardini dell’iniziativa politica sono venuti a mancare da parte di Scelta civica, soprattutto all’interno di un quadro politico molto precario ed un contesto economico tuttora ben poco solido.

Domanda finale

Venenum in cauda con una domanda: se il governo Letta è così debole che persino uno starnuto può mandarlo a gambe all’aria, perché, allora, gli ‘’11+1’’ che lo difendano a spada da ogni tipo di critiche, hanno tentato di sfasciare uno dei partiti della coalizione, proprio quello nella cui mission stava la scelta strategica delle larghe intese?

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