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Vi svelo pregi e difetti di Monti. Parola del supermontiano Ichino

Una formazione politica non può avere successo se non c’è un leader che la impersona. E il leader deve avere qualità non comuni: la prima consiste nel disporre di almeno una idea-forza ed esserne profondamente convinto. Ma deve anche essere capace di comunicarla in modo immediatamente comprensibile: “A ben vedere, Mario Monti, di quelle qualità eccelle soltanto nella prima”. È la posizione che il senatore di Scelta civica Pietro Ichino, giuslavorista fra i più montiani tra i montiani, esprime dalle colonne del proprio blog, dopo il passo indietro del professore. E mette l’accento sul fatto che il futuro di SC è direttamente proporzionale alla capacità di trovare un nuovo leader.

Quale leader
Secondo Ichino il leader dovrà essere in grado di comunicare le sue visioni in modo immediatamente comprensibile per decine di milioni di persone; poi gli occorre fiuto; un pizzico di cinismo; un pizzico di follia. E molta pazienza, oltre al fatto di avere quaranta o al massimo cinquant’anni. “E abbia un po’ di fortuna”.

Pazienza
Il decalogo ichiniano si apre con la virtù tanto cara ai buddisti. Il riferimento è al lavoro sotterraneo, ai passaggi delicati e controversi con cui si tesse la tela dei rapporti politici, ovvero: “Riunioni noiose, incontri di ogni genere, semine senza garanzia”. E dal momento che in politica tutto può cambiare anche molto rapidamente, quando meno ce lo si aspetta, “occorre saper attendere operosamente e tenersi pronti”. Un monito a quanti in Scelta civica potrebbero commettere un errore: “devono avere pazienza e fiducia, il tempo è galantuomo, guai se le nuove generazioni rinunciassero a porre la strategia europea al centro della politica italiana, superando, almeno per il tempo necessario a uscire dalla crisi, il vecchio steccato tra destra e sinistra”.

Bilancio di SC
Nonostante le vicende legate agli ultimi giorni, secondo Ichino il bilancio complessivo di SC è positivo, dal momento che senza la formazione montiana “alle ultime elezioni il PdL avrebbe avuto probabilmente la maggioranza relativa dei voti alla Camera e quindi la maggioranza assoluta dei seggi; Berlusconi si sarebbe fatto eleggere al Quirinale; il Paese avrebbe rischiato una crisi istituzionale – e quindi anche economico-finanziaria – molto più grave di quella che sta attraversando”. Ma come andare oltre un PdL che non riesce ad affrancarsi “dalle contraddizioni del suo fondatore”, un Pd che non riesce a liberarsi dai riflessi “condizionati ereditati dalla vecchia sinistra” e un M5S che appare sempre più “strutturalmente incapace di elaborare un programma di governo minimamente credibile”?. Ecco il futuro di SC, precisa Ichino, dove una forza politica capace di dare corpo alla strategia europea dell’Italia “può ancora svolgere un ruolo molto importante”.

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