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Datagate, perché il Copasir vuole vederci chiaro. Parola di Esposito (Pdl)

Il governo e i Servizi italiani sapevano dell’attività della National Security Agency nel nostro Paese? E se sì, chi ha coordinato le operazioni? A queste ed altre domande attende risposte il Copasir, il Comitato Parlamentare di Controllo per i Servizi di Informazione e Sicurezza e per il Segreto di Stato.

In una conversazione con Formiche.net, il vice presidente dell’organismo, il senatore Giuseppe Esposito (Pdl), spiega il punto di vista del comitato nel recente caso sul programma di spionaggio americano, il cosiddetto Datagate, che avrebbe coinvolto anche l’Italia.

Senatore, cosa ha appreso nei giorni scorsi il Copasir nel suo incontro a Washington con i vertici di Cia ed Nsa?
Qualche mese fa, dopo che la stampa diede spazio alle dichiarazioni di Snowden, nel corso di varie audizioni ci venne comunicato che l’Italia non era stata in nessun modo informata di quanto facevano gli americani e che comunque ne eravamo solamente lambiti. Io non ci sono stato per impegni personali, ma il presidente Giacomo Stucchi ha rivolto una domanda netta ai suoi interlocutori e, malgrado l’evasività della risposta, è sembrato invece di capire che i nostri Servizi e nostre autorità conoscessero sin dall’inizio il programma di sorveglianza di Prism.

Perché gli Usa attuano questo programma di spionaggio che tocca anche l’Italia?
Mi auguro che il motivo sia solo quello ufficiale, ovvero per antiterrorismo. Chi dovrebbe garantire questo sono i nostri Servizi. Il mio ruolo, come parte del Copasir, non è quello di conoscere nei dettagli ciò che accade, ma controllare che la nostra intelligence sia capace o voglia agire per tutelare gli interessi del nostro Paese.

Ritiene che ciò finora non sia accaduto?
Non saprei dirlo, ma posso fare alcune osservazioni di contesto. Ad esempio Huawei, un operatore cinese, grazie alla sua partnership con Telecom Italia controlla di fatto tutti i passaggi della nostra fonia. In altri Paesi come Usa o Israele ciò non è stato concesso, perché si teme che alcune informazioni sensibili possano finire oltre muraglia.

Ma fissare dei paletti non dovrebbe spettare al governo?
Il decisore politico agisce anche sulla base delle informazioni che riceve dai suoi Servizi. I nostri, finora, non hanno ritenuto evidentemente fosse il caso di allarmarsi.

I governi di altri Paesi, però, hanno espresso pubblicamente la loro indignazione per l’attività dell’Nsa. Quello italiano per il momento tace. Perché secondo lei?
Vorrei saperlo anch’io. Probabilmente il governo francese e quello tedesco avevano a disposizione maggiori informazioni delle nostre o, forse, noi ne avevamo di più e quindi non abbiamo ritenuto pericoloso o fuori controllo il programma americano di spionaggio. Avremo maggiori informazioni domani, dopo l’audizione dell’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, il senatore Marco Minniti.

Cosa gli chiederete?
Intanto è bene precisare che l’audizione era calendarizzata da tempo, prima del caso francese. Entro la fine dell’anno ne è fissata un’altra con il premier Letta. A Minniti chiederemo quattro cose: se risulta vero ciò che hanno detto gli americani sul fatto che i nostri Servizi fossero a conoscenza dell’operazione; di conseguenza chi ha diretto questa operazione, ovvero i servizi italiani o quelli americani; se dopo l’esplosione dello scandalo Datagate qualche mese fa il governo americano ha proceduto a informare nel dettaglio i suoi alleati, e quindi anche l’Italia, su ciò che era accaduto; e infine in che modo stiamo reagendo e mettendo in sicurezza nostri dati dalle intrusioni.

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