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Datagate, se l’Italia c’è batta un colpo

Dall’inizio di giugno ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, eppure sembra un giorno, sembra lo stesso giorno. Oggi come allora il mega fratello Usa, il Prism, continua ad ascoltarci. A dire il vero, una piccola differenza c’è, ieri finalmente il nostro premier ha messo in agenda la discussione di questo punto nel bilaterale con il Segretario di Stato Usa, John Kerry.

Due giorni fa, sconcertando molti, era stato il presidente della Authority della privacy italiana ad accorgersi che milioni di cittadini italiani erano probabilmente stati intercettati. Alla buon’ora!

Infatti, Germania, Inghilterra e Francia si erano svegliate ben prima di noi e prima di noi avevano fermamente protestato, chiesto notizie e minacciato per l’incivile intrusione del grande orecchio di Obama nelle nostre vite.
Non c’era da attendersi nulla dalla Commissione Europea, né da altre istituzioni continentali o internazionali, paurose della propria ombra.

Ci potevamo e possiamo ancora aspettare di più dagli organismi parlamentari e dell’esecutivo italiano.
Quanti sono gli italiani intercettati? Perché e quale uso è stato fatto di tali intercettazioni? Le conversazioni sono state distrutte e da chi? Quali garanzie abbiamo che lo spionaggio nella vita privata di moltissimi cittadini sia terminato?
Quali misure o sistemi di protezione gli Stati, l’Europa e gli operatori internazionali hanno messo in campo per evitare che le nostre vite ed intimità vengano spiate e utilizzate dagli Usa e dalle imprese americane?

Pensiamo se tutto questo fosse accaduto sotto George W. Bush, come si sarebbero riempite tutte le piazze europee e come le prime pagine di molti quotidiani avrebbero dipinto un guerrafondaio spione.
Pensate se la stessa opera di spionaggio massivo e privato fosse stata compiuta su ordine di Putin… apriti cielo! Sarebbe caduto il mondo!

Non ci sono dubbi sulla competenza dei nostri ministri o dei componenti della autorità italiana, ma la loro intempestività non può essere solo frutto di dimenticanze e la mancanza di vere e serie informazioni all’opinione pubblica allarga i nostri cattivi pensieri sulla gestione dell’intera vicenda.

È vero, male non fare e paura non avere. Allora urge una risposta chiara a tutti, il governo italiano e l’autorità indipendente vogliono difendere il diritto alla privacy? Come pensano di sanzionare coloro che l’hanno violato, come pensano di informare i cittadini intercettati, quali contromisure hanno preso? I nostri servizi cosa sapevano e come hanno agito? Penso siamo giunti a un bivio, grazie alla sfacciata curiosità di Obama e alle sue azioni totalmente illegali: o Italia e Paesi europei decidono di tutelare la vita dei propri cittadini oppure dicano perché non vogliono o non possono farlo. Una parola chiara urge, chiara e completa, senza furberie né omissioni.

Se non per bocca del Governo o del presidente dell’autorità indipendente, almeno del Presidente della Repubblica perché, sia chiaro, qui si è messo sotto controllo uno Stato indipendente e si continuano a sorvegliare milioni di cittadini senza gravi motivi di sospette azioni terroristiche o reati.

Oggi, come esattamente nel giugno scorso, tutti noi abbiamo il diritto di sapere se il nostro diritto alla privacy è tutelato e protetto oppure se si chiudono occhi davanti a prepotenti e interessate violazioni. Amici si è quando ci si rispetta, il resto appartiene alla sudditanza supina delle colonie.

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