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Tentazione Renzi per i laici montiani orfani di Monti

Renziani crescono tra i montiani orfani di Mario Monti? Con le dimissioni da Scelta Civica del senatore a vita, e la deflagrazione del movimento che l’ex premier ha fondato, è ai primi passi una silenziosa diaspora.

Se la parte cattolico-liberale, a partire dai parlamentari dell’Udc, ha già indicato la rotta di un lista Ppe in Italia per le prossime elezioni europee nel maggio 2014 suscitando le ire di Monti e dei vertici di Scelta Civica, come si desume dal comitato direttivo di ieri, sono i laici montiani quelli più dilaniati.

C’è una parte di montiani doc, fieramente ancora tripolarista e terzista, come Benedetto Della Vedova e Linda Lanzillotta, che da un lato non vuole convergere su un rinnovato centrodestra con un baricentro moderato ma non vuole neppure essere assimilata con la sinistra e con il Pd, neppure nella prospettiva renziana.

C’è invece una parte dei laici montiani orfani di Mario Monti che segue con attenzione l’evoluzione di Matteo Renzi e la sfida che il sindaco di Firenze ha lanciato candidandosi alle primarie per la segreteria del Pd. Se Edoardo Nesi, deputato di Scelta Civica, non ha esitato oggi a Repubblica a esternare la sua preferenza renziana, ci sono altri cripto renziani nelle file di Scelta Civica e in particolare tra i parlamentari che provengono dall’esperienza di Italia Futura, la fondazione promosso da Luca Cordero di Montezemolo.

Tra i cripto renziani gli addetti ai lavori incasellano l’economista Irene Tinagli e i parlamentari piemontesi Mariano Rabino e Gianluca Susta. Inoltre, rumors provenienti da ambienti vicini al sindaco di Firenze, accreditano le voci di un interesse sempre più crescente per le iniziative di Renzi da parte dello storico Andrea Romano, parlamentare di Scelta Civica, e già alla direzione di Italia Futura.

D’altronde le dimissioni di Nicola Rossi dalla presidenza di Italia Futura, non del tutto chiarite nonostante alcuni brani della lettera di dimissioni divulgati e una soffusa intervista al Corriere della Sera, sono il sintomo di uno sgretolamento dell’iniziativa montezemoliana foriera di una diaspora politica tutta ancora da definire e decifrare.

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