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Fare per fermare la passione di Boldrin per Passera

L’attivismo politico che contraddistingue Corrado Passera da settimane va accrescendo il ritmo. Prima ricercando affinità con i fermenti e le iniziative in atto nell’universo cattolico-popolare. Adesso tentando di coinvolgere la galassia di forze liberali mobilitate da Fermare il declino in vista del voto per il Parlamento europeo. Se l’ex responsabile per lo Sviluppo economico del governo Monti riuscisse a federare mondi così lontani in un rassemblement in grado di attrarre realtà rilevanti del centro-destra, componenti riformatrici di Scelta civica, Italia Futura di Luca di Montezemolo e perfino correnti liberal del Partito democratico, potrebbe assurgere davvero a protagonista di spicco della “Terza Repubblica”? E’ l’interrogativo che si pongono osservatori e analisti, come politici in servizio, tra scetticismo, attese e qualche mugugno come quello che emerge dall’interno del movimento turbo liberista Fare per fermare il declino.

Le divergenze sulle strategie industriali

Tuttavia l’impresa di Passera non è facile e tocca un problema di contenuti. Perché sul rapporto fra Stato e mercato e sulla politica industriale si registrano differenze visibili tra la filosofia liberista e radicalmente concorrenziale che anima la formazione guidata da Michele Boldrin e la visione portata avanti dall’ex manager e banchiere. A giudizio di Passera, ad esempio, ha senso parlare di italianità e di primato della politica nella scelta degli investitori per “i beni economici comuni, poiché il mercato non può risolvere tutto con i propri mezzi”. Per questo motivo l’ex numero uno di Poste italiane e Intesa San Paolo è fautore del ruolo di Cassa depositi e prestiti come perno per la gestione della rete fissa di accesso alle telecomunicazioni scorporata da Telecom. Un’analoga prospettiva ne ha guidato l’azione di advisor per l’acquisizione-salvataggio di Alitalia ad opera della cordata di imprenditori capitanati da Roberto Colaninno e realizzata nel 2008 in alternativa alla vendita ad Air France. 

Le reazioni su Facebook

Ma il profilo, la storia manageriale, le strategie economiche delineate da Passera non persuadono la gran parte dei volontari, militanti, simpatizzanti, aderenti di Fermare il declino. Almeno in base alle reazioni prevalenti nella pagina Facebook del movimento, che denunciano il timore di venire fagocitati da un “corpo estraneo alle idee liberali”. Davide Sguazzardo elenca in modo polemico alcuni incarichi del manager-banchiere: “Dg di AmbroVeneto fuso poi con CARIPLO, ad di di Poste da lui trasformate in banca, advisor dell’operazione Alitalia che ha provocato sprechi enormi. Una mano può darla ma non vorrei vederlo candidato”. Francesco Renne ricorda le sue relazioni con la politica: “Prima vicino a Carlo De Benedetti quando era in Olivetti, poi a Silvio Berlusconi quando con Intesa salvò per modo di dire Alitalia, infine legato a Monti ed esponente del suo governo delle tasse. È poi favorevole a una patrimoniale che per un partito che dichiara di voler abbassare le tasse è un controsenso”. Per Lorenzo Lazzarotto l’ex banchiere è naturalmente assimilato ai “poteri forti”, mentre Andrea Lambiase lo associa ai provvedimenti più criticati del governo tecnico: “Viva la Riforma Fornero, il rifinanziamento pubblico di Alitalia, l’aumento della spesa pubblica di quasi 2 miliardi e delle tasse per un miliardo e mezzo!”

Controcorrente le valutazioni espresse da Thomas Bastianel, che enuclea i meriti storici dell’ex ministro: “Risanamento di Poste Italiane con primo bilancio in pareggio dopo secoli. Trasformazione di una banca di provincia nel primo player finanziario italiano. Come responsabile dello Sviluppo Economico ha facilitato lo sviluppo delle start-up e l’assunzione di ricercatori per le aziende, ha digitalizzato la pubblica amministrazione e spinto per lo sblocco dei crediti verso le imprese fornitrici”. Un’apertura di credito viene avanzata anche da Giampietro Falsiroli, il quale parla di un “manager di livello capace di criticare Monti esortandolo a maggiore coraggio nel ridurre la spesa pubblica, di difendere Oscar Giannino quando fu escluso da Scelta civica, di lottare come un leone per una lista unica e poi di abbandonare l’agone elettorale evitando l’abbraccio con l’UDC”. Poi lancia l’affondo: “Appartiene all’establishment e non è puro? Ok, andate a votate Beppe Grillo. Sareste più coerenti…”

Lo scetticismo dei dissidenti di Fare

Tra i dirigenti di Fermare il declino spiccano due voci critiche sulla scelta di Boldrin di intraprendere un percorso condiviso con Passera. Diego Menegon, esperto di temi istituzionali e fellow dell’Istituto Bruno Leoni diretto da Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro (direttore studi e ricerche del pensatoio liberista), rivendica un radicale dissenso rispetto a una linea di politica industriale che chiede l’intervento dello Stato per salvaguardare l’italianità delle aziende strategiche anche in presenza dei poteri speciali conferiti dalla Golden Share al governo nelle imprese privatizzate.

Silvia Enrico, avvocato che ha tenuto le redini di Fare nella bufera seguita alle dimissioni di Giannino, rimarca l’esigenza di alleanze per costruire una nuova realtà liberale e democratica, soprattutto in virtù dello sbarramento del 4 per cento previsto nel voto per l’Assemblea di Strasburgo. Ma ritiene sbagliato che il metodo assunto dall’attuale dirigenza. “Perché invocare il pragmatismo come valore assoluto e individuare un partner politico agli antipodi su Alitalia e strategie industriali – dice a Formiche.net – rischia di snaturare il nostro messaggio originario. E non porta a nessuno sbocco come rivela il fallimento di Scelta civica, lacerata in modo irreversibile fra le sue anime”. La priorità per Silvia Enrico è ritornare al territorio e ai volontari. Poi sarà possibile “ricercare il dialogo con le componenti liberali di Scelta civica e con Italia Futura”. E un Pd guidato da Matteo Renzi? “Sarebbe un interlocutore interessante se fosse il Partito democratico immaginato dal sindaco di Firenze nelle primarie 2012, emancipato dal legame con SEL e con il mondo socialista ortodosso. Ma per ora si attesta su un versante opposto”.

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