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I tatticismi difensivi di Monti e Alfano

Se c’è un punto certo nella delicatissima e confusa fase in cui si trova il centrodestra italiano (dal centro sino alla destra) è relativo all’inutilità di retromarce che sanno di nulla. E non perché compiute senza la necessaria circospezione, tutt’altro: forse proprio perché sprovviste di quel coraggio che, dall’altro versante della barricata, Matteo Renzi sta instillando in ogni sua uscita. Per cui Mario Monti e Angelino Alfano sono oggi alle prese con un doppio passo indietro che non è foriero di risultati, se non la conservazione dello status quo che non muta di una virgola un panorama che non può permettersi di rimanere così com’è.

Qui Pdl
L’ormai ex segretario e vicepremier Angelino Alfano frena sulla scissione all’interno del Pdl. E osserva che i consiglieri nazionali “si riconoscono nella leadership di Silvio Berlusconi, ovviamente a cominciare da me: sarebbe la prima riga di ogni documento che io dovessi sottoscrivere”. In un passaggio del nuovo libro di Bruno VespaSale, zucchero e caffè. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica” in uscita per Mondadori- Rai Eri, smentisce una raccolta di firme da parte dell’ala governativa del partito. Una frenata che cozza con la settimana appena trascorsa, che si era aperta con l’intervista del ministro Gaetano Quagliariello in cui il titolare delle Riforme chiariva con toni perentori quanto fossero distanti le due componenti azzurre: da un lato i governativi dediti al rassemblemant popolare, che avevano costretto Berlusconi stesso al voto di fiducia al governo Letta lo scorso 2 ottobre, inclini al dialogo solo con un Pdl spurgato dai rigurgiti estremisti, populisti e anti europei. Dall’altro i lealisti capitanati dall’ex ministro degli affari regionali Raffaele Fitto che chiedeva l’azzeramento delle cariche (cosa che venerdì scorso il Cavaliere ha concesso) e un nuovo corso dirigenziale prima di un consiglio nazionale che non si terrà così come da programma l’8 dicembre, ma qualche settimana prima. E per consentire l’attuazione del proposito berlusconiano della nuova Forza Italia, alla cui testa, nonostante altre smentite ufficiali, si lavora ancora per porvi Marina Berlusconi. Ma sembra quasi che, dopo il colpo della fiducia incassato da Alfano come un punto a suo favore, qualcosa non abbia funzionato a dovere, se poi i lealisti sono riusciti a far risvegliare in Berlusconi l’idea di Forza Italia, in antitesi al Nuovo Centro Destra immaginato da Alfano, Formigoni e Lupi. E il passo indietro di oggi confermato da Alfano sa più di tattica difensivistica che di strategia nuovista.

Qui Scelta civica
Identico passo quello compiuto dall’ex premier tecnico Mario Monti, prima intento a dare forfait dalla cabina di comando del partito, perché seccato dal flirt dei popolari capeggiati dal ministro Mario Mauro con il Pdl. Poi protagonista della terza retromarcia dall’inizio della legislatura, quando solo quattro giorni fa, ha precisato che pur sconfessando la linea del ministro della Difesa, non lascia il partito ma invita tutti ad attivarsi per una nuova fase. Sì, ma quale? Le posizioni interne a Sc sono chiare ormai da tempo, con un’ala liberale e riformatrice che strizza l’occhio a Matteo Renzi, mentre l’altra più cattolica e non di sinistra, che sogna un nuovo centro di stampo europeo e moderato, quindi attende con fiducia le mosse proprio di Alfano.

Sintesi
Due scenari, logisticamente differenti, ma che si intrecciano con punte di contatto che potrebbero condizionarne gli sviluppi futuri. Cosa accadrebbe, ad esempio, se l’accelerata berlusconiana dovesse andare già da domani nella direzione di una Forza Italia con Marina al comando che spingesse per la fine delle larghe intese? I riverberi in Sc ci sarebbero eccome, con le truppe pronte a riposizionarsi. Ma al netto di strategie, ammiccamenti e fughe in avanti, è l’elemento del doppio passo indietro (di Monti e Alfano) a suscitare alcuni interrogativi. Perché se nel Pd il crollo nei consensi è in qualche modo (e temporaneamente) frenato dalla novità fuori dagli schemi dello scapigliato Matteo Renzi (copyright Fabrizio Rondolino), nel centrodestra tutti attendono che altri facciano la prima mossa. Con il rischio concreto che il sindaco di Firenze conquisti il piatto pieno. Lasciando immobili ai nastri di partenza i campioni delle retromarce.

twitter@FDepalo

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