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Cosa c’entra la prima donna astronauta italiana con la Russia di Putin

Cosa c’entra la prima donna astronauta italiana, Samantha Cristoforetti, che è in viaggio proprio in questi giorni per la Stazione spaziale internazionaleIss, con la Russia di Putin?

La storia di Samantha Cristoforetti

La prima ha superato una selezione internazionale superando la concorrenza di 8.500 candidati e, con altri sei astronauti appartenenti a diverse nazioni, sta raggiungendo la stazione spaziale internazionale che procede su due binari, da un lato con l’Agenzia spaziale europea e dall’altro con la Nasa. La sua presenza oggi nello spazio è un riconoscimento non solo alle sue qualità ma, soprattutto, all’impegno italiano nel settore. Di tutto ciò un po’ di merito ce l’ha anche la Russia di Putin, perché la Cristoforetti ha studiato in questo Paese e scritto la sua tesi proprio a Mosca.

Anche la sua formazione in preparazione all’attuale missione è frutto della collaborazione dell’Italia con la Federazione russa perché, come ha dichiarato in una recente intervista, “[…] ognuno dei paesi coinvolti nell’Iss […] è responsabile di un settore e l’addestramento per quel particolare comparto viene svolto nel paese di riferimento. Con molto tempo in Russia, poiché la stazione viene raggiunta con la Soyuz” (Samantha Cristoforetti: dalle Alpi alle stelle, intervista a cura di Daniele Lazzeri, in L’Almanacco della Scienza del CNR, n° 14 del 16 ottobre 2013).

Il centro del Pil globale

Che il baricentro dello sviluppo mondiale si stia spostando sempre più ad Est lo ha riconosciuto anche l’illustre economista statunitense Nial Ferguson, posizionando il centro del Pil globale “[…] poco più a Nord del Kazakistan”, ovvero in territorio russo, ma con gli occhi ben puntati sull’Asia (cit. in La Russia di Putin: luogo ideale dove investire, FIRST on line. Finanza Imprese Risparmio Scenari Tecnologie, 8 novembre 2013).

Il metodo Putin

Ad ulteriore testimonianza degli obiettivi e del metodo di lavoro politico del Presidente Putin c’è anche la riunione, convocata dal leader russo l’8 novembre scorso, alla vigilia del 20° anniversario della Costituzione della Federazione, con i professori di diritto costituzionale delle università di diverse regioni per discutere ed affrontare problemi reali del paese come la lotta al terrorismo, il problema dei separatismi regionali, la lotta alla corruzione ed il miglioramento della situazione socio-economica nazionale. Laddove gli argomenti affrontati nelle agende dei governanti occidentali riguardano quasi esclusivamente temi astratti o problematiche sentite da ristretti circoli e non aventi per lo più riflessi sull’economia reale.

Ed invece il Presidente russo si avvale dell’apporto concreto di veri studiosi, non improvvisati consulenti aziendalistici o ideologi riciclatisi ed invecchiati male (si ricordi del resto che lo stesso Putin si è laureato in Diritto Internazionale alla Facoltà di Legge dell’Università Statale di Leningrado nel 1975). In un’ottica pubblicistica (e, quindi, con l’intenzione di dare un senso alla “sovranità politica” del quale è investito da quasi due decenni) il Presidente russo si sta quindi occupando dei problemi di quasi 150 milioni di cittadini della Federazione fra i quali, oltre ai soliti ricchissimi, si annoverano sempre meno poveri (nel 2012 sono 17 milioni, il 12% della popolazione, minimo da 20 anni). Senza contare il Pil russo in costante crescita e il tasso di disoccupazione sotto il 6%, con punte dello 0,6% nella capitale Mosca.

La rottura con il passato

Il frutto di tutto questo? Il superamento sostanziale e, non solo formale, del sistema comunista! L’attuale Costituzione della Federazione Russa, adottata con un referendum nazionale il 12 dicembre del 1993, ha infatti realmente costituito l’antitesi della precedente costituzione sovietica del 12 aprile 1978. Ed, anche sul piano etico-religioso, la pagina apertasi dopo l’implosione dell’Impero del male è davvero una rottura rispetto all’ateismo di Stato dell’URSS. I diplomatici del Cremlino, fra gli altri, lo hanno capito chiedendo ed ottenendo un’udienza da Papa Francesco del presidente Valdimir Putin il prossimo 25 novembre. L’incontro, fortemente voluto dal Presidente russo, avrà luogo il giorno prima del vertice inter-governativo tra Italia e Russia, in programma il 26 novembre a Trieste.

L’incontro con Papa Francesco

La richiesta di incontro, “[…] che la Santa Sede ha accolto con prontezza” (Gianni Valente, Se “Zar” Putin viene da Francesco, in Vatican Insider, 7 novembre 2013), segue di poche settimane la proposta del putiniano primo ministro della Federazione russa Dmitry Medvedev di aumentare la tassa sulle separazioni, per cercare di porre un argine all’elevato tasso di divorzi che, figlio della legislazione divorzista dell’ex URSS, è oggi arrivato ad oltre il 54% sul totale dei matrimoni (cfr. G. Brienza, Famiglie russe troppo disgregate? Putin aumenta la tassa sul divorzio, in Formiche.net, 16 ottobre 2013). Putin ha poi in molte occasioni rilanciato la morale tradizionale come cuore dell’identità nazionale della Russia, lamentando minacce come la globalizzazione e il multiculturalismo, l’unità per un “mondo unipolare” e l’erosione dei valori cristiani, tra cui un esagerato concentrarsi sui diritti delle minoranze sessuali (cfr. Putin Hails Traditionalism as Core of Russia’s National Identity, in RIA Novosti, 19 settembre 2013).

Per l’Italia che è drammaticamente alle prese con una crisi morale ed economica insieme non sarebbe arrivato il momento di dare un’occhiata anche al “modello Putin”? Magari cominciando a studiare un po’, come ha fatto la Cristoforetti, a Mosca…

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