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Perché il Pd non può non essere socialista. Parla Macaluso

“È impensabile oggi una battaglia politica in Italia separata dall’Europa”. E’ la lente esperta di Emanuele Macaluso, un passato nel Pci, ex direttore dell’Unità e del Riformista, a leggere per Formiche.net le ultime questioni che agitano Largo del Nazareno.

Direttore, l’affiliazione del Pd al Pse è dannosa come dicono i popolari del partito?

Ritengo sia indispensabile. La politica di oggi è condizionata in modo fortissimo dall’Europa. E in questo orizzonte ci sono due grandi schieramenti, quello dei popolari e quello dei socialisti. Quest’ultimo si è anche arricchito diventando “socialista e democratico” e quindi ad esso possono aderire anche i democratici che non si riconoscono con la storia socialista. Fuori da questi due gruppi ci sono solo piccole formazioni che non incidono.

L’orizzonte europeo del Pd quindi non può che essere il Pse?

Sarebbe insensato che il Pd resti fuori dai due schieramenti principali. Un partito che vuole guidare l’Italia non può non avere un riferimento anche in Europa.  E se nei popolari troviamo Berlusconi e la Merkel, per il Pd l’approdo non può che essere il Pse.

C’è il rischio di una spaccatura nel Pd come ha profetizzato Marco Follini?

Non mi sembra che tutti i popolari ragionino allo stesso modo. Franco Marini, Dario Franceschini, Matteo Renzi dicono che bisogna andare verso quella prospettiva. I due principali contendenti alla segreteria del Partito, Renzi e Cuperlo pur avendo origini politiche diverse sostengono la stessa cosa.

Fioroni provocatoriamente ha detto a Formiche.net: “Pse in Europa, alleanza con Sel per le prossime politiche. Serviva Renzi per far rinascere la sinistra?” E’ così?

La riorganizzazione della sinistra non c’entra. Il punto è un altro: resisterà il partito a queste polemiche e alla tensioni congressuali? Io sono stato critico fin dalla nascita del Pd, non ho mai creduto a questa formazione ma ora dico che sfasciare questo partito, quando non c’è una vera alternativa di centrosinistra, è assurdo. Mi auguro che questa sia una crisi virtuosa, che sappia dare un’identità più limpida al Pd, L’adesione al Pse può contribuire a farlo.

L’ha stupita il passo indietro di Prodi?

Sì perché dice di essere il fondatore del Pd ma non ne ha mai assunto la guida. Come mai non è mai stato il suo presidente? Ha avuto sempre una posizione lasca nei confronti di Largo del Nazareno. Ora il suo passo indietro non può essere solo una ritorsione nei confronti dei 101 ma le ragioni risultano francamente poco comprensibili.

Sabato c’è la resa dei conti nel Pdl. Un’eventuale sua spaccatura mette a rischio anche il Pd?

Questa è la peggiore condizione per i partiti, per il governo, per il Paese. L’incognita costante tra essere o non essere, dentro o fuori, è dannosa. La politica deve essere fatta di certezze e identificazioni. Il fatto che ci sia dialettica interna nel Pdl, un partito dove ha sempre comandato Berlusconi punto e basta, è un fatto positivo e può contribuire a fare chiarezza. Dall’altra parte, spero avvenga lo stesso con il prevalere della linea di Renzi o di quella di Cuperlo. Gli italiani devono capire cosa vuole un partito, quali sono le sue scelte fondamentali. La confusione è uno dei motivi di crisi dell’Italia.

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