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Perché le strade di Scelta Civica e Udc devono dividersi

Scelta Civica è a un bivio. L’assemblea nazionale che si svolgerà venerdì e sabato prossimo a Roma sancirà il punto di non ritorno tra le due correnti interne al partito, quella montiana e quella “popolare”. Se da un lato Alberto Bombassei, vice presidente vicario del partito, ha tentato di rinviare il dibattito all’assemblea, dall’altro i senatori popolari hanno eletto Lucio Romano capogruppo al Senato escludendo, di fatto, l’area montiana dalla decisione. Andrea Causin, eletto alla Camera dei Deputati, imprenditore veneto impegnato in politica dal 2005 come consigliere regionale, ha spiegato a Formiche.net il travaglio del movimento fondato da Mario Monti e il suo auspicio di un’assemblea aperta.

Causin, che significa la sua idea di una assemblea nazionale “aperta”?

Siamo tutti all’interno dello stesso partito per questo mi auguro che tutti si attengano alle regole democratiche per un confronto costruttivo. L’Assemblea nazionale sarà composta dall’assemblea degli eletti, 65 deputati e senatori, con l’aggiunta dei 20 responsabili territoriali; questa deve essere la base elettiva ma siccome potrebbe non essere esaustivo il dibattito all’interno di questa assemblea, esso sarà allargato anche a tutti i responsabili territoriali provinciali. Sarà, quindi, una assemblea “aperta” che si svolgerà con circa 200 persone, permettendo così di dar voce a tutte le istanze interne al partito.

Il vicepresidente vicario, Alberto Bombassei, ha individuato nell’assemblea il luogo giusto per il dibattito che avrebbe portato ad un nuovo capogruppo al Senato. Invece cosa è successo?

In un partito serio, non si è mai vista una elezione di un capogruppo al di fuori di un accordo interno. Tra l’altro è impensabile che a determinare l’elezione del capogruppo sia una componente minoritaria espressione di un altro partito, l’Udc. In prospettiva futura mi pare improbabile che lui possa continuare a svolgere questo ruolo in rappresentanza di Scelta Civica quando questa sua nomina è avvenuta al di fuori del confronto interno.

I “popolari” hanno affermato che daranno battaglia in assemblea. Cosa pensa succederà?

Chi uscirà dal partito compie un tradimento verso il corpo elettorale e le persone che hanno fatto sì che potessero entrare in parlamento. Mi auguro che i parlamentari eletti abbiano la coerenza di rimanere in Sc anche se la loro linea dovesse essere in minoranza, cosa che farei io stesso qualora la mia linea fosse minoritaria, anche se non credo. Questo modo di operare dice molto di quanto una certa componente di società civile crede di rappresentare grandi fette di società ma poi, in realtà, non rappresenta granché non essendo neanche abituata alle regole democratiche e al confronto.

Che ne pensa di coloro che voglio continuare questa linea di apparentamento con l’Udc?

E’ un errore politico perché la storia recente dimostra come le intenzioni di Casini non siano state seguite da grandi successi; come quando qualcuno vince sempre non è solo fortunato, se si perde sempre non è solo sfortunato ma può esserci qualcosa che non va. Questa è anche la ragione per cui il nostro partito deve fare una scelta forte ma dolorosa di chiarimento interno nello spiegare chiaramente che noi non seguiremo Casini nelle sue avventure e che l’impostazione di un centro moderato popolare in chiave fortemente identitaria cattolica è una cosa che non serve al Paese.

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