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I progetti berlusconiani di Alfano & Co.

Entrambi si richiamano a valori e programmi della Forza Italia del 1994. Tutti e due prospettano il ritorno alla Casa delle libertà che aggregò in un’alleanza vincente il mondo moderato e conservatore. Nel giorno più travagliato e conflittuale del loro percorso politico Silvio Berlusconi e Angelino Alfano trovano un punto unificante nel vagheggiare la creazione di un nuovo contenitore delle formazioni di centro-destra. Un polo articolato in più voci capace di rappresentare e valorizzare ogni identità partitica, ben diverso dalla forza unitaria che in una prospettiva bipartitica aveva portato alla costruzione del Popolo della libertà. Il cui tramonto è la premessa per il lancio della Forza Italia 2.0 guidata dall’ex premier e per il Nuovo Centro-destra capeggiato dal responsabile dell’interno. Progetto presentato nella sede della Stampa estera a poche ore di distanza dal Consiglio nazionale di FI a trazione lealista.

LE PROSPETTIVE DOPO LE MOSSE DI BERLUSCONI E ALFANO

Tuttavia il clima di divorzio consensuale che permea i due appuntamenti e che sembra studiato, quasi concordato a mente fredda dai protagonisti del confronto-scontro, copre a stento l’amarezza e la delusione. Stati d’animo fisicamente evidenti nell’intervento mattutino del Cavaliere, e ben visibili nella riflessione del vice-premier di fronte a telecamere e giornalisti italiani e stranieri. L’incognita fondamentale sull’orizzonte della futura coalizione resta il destino del governo delle larghe intese. Il titolare del Viminale preferisce non esporsi sullo scenario di un passaggio di Forza Italia all’opposizione all’indomani del voto dell’Aula di Palazzo Madama a favore della decadenza da senatore di Berlusconi. Scelta che potrebbe prefigurare lungo l’asse Cavaliere-Beppe GrilloMatteo Renzi un cartello ampio, trasversale e formidabile di forze ostili all’esecutivo.

LE RAGIONI DEL NUOVO CENTRO-DESTRA

Ai gruppi parlamentari del “Nuovo Centro-destra” hanno aderito tutti i ministri del Pdl oltre a 30 senatori e 27 deputati. Rappresentanti, proprio come accade nella rinata Forza Italia, di aree, storie, travagli politico-culturali variegati e per alcuni versi sorprendenti. Gli esponenti dell’esperienza democratico-cristiana come Roberto Formigoni e Carlo Giovanardi si mescolano con socialisti storici quali Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi, ed ex radicali del calibro di Gaetano Quagliariello, Daniele Capezzone e Eugenia Roccella coesistono con orgogliosi aderenti della Destra sociale che rispondono al nome di Andrea Augello, Marcello De Angelis, Barbara Saltamartini. Un progetto, ha spiegato Alfano, “privo di risorse economiche ma nutrito di entusiasmo e forza di idee, passione, speranza, che in poche settimane prevede una Convention con presentazione di simbolo. E il cui primo vero banco di prova saranno le prossime elezioni europee, nelle quali  ci presenteremo in piena autonomia grazie a una legge che non obbliga alle coalizioni”.

LE PAROLE DELL’EX DELFINO DI BERLUSCONI

Il vice-premier ritorna sulle ragioni del divorzio consumato ieri sera: “Una scelta che mai avremmo creduto di assumere a causa dell’impossibilità di aderire a Forza Italia, in cui ho creduto fin dal 1994 e poi nelle sue evoluzioni fino al PDL. Formazione che ha concluso la propria esperienza dopo aver raggiunto nel 2011 il record di oltre 1 milione di aderenti”. La rottura è stata compiuta quando le “colombe” hanno preso coscienza che “nel partito aveva prevalso una corrente oltranzista favorevole alla crisi di governo e al voto anticipato senza Silvio Berlusconi incandidabile e con la legge elettorale in vigore”. Un salto nel buio inaccettabile agli occhi di Angelino Alfano, che ha voluto contrastare fino all’ultimo “una visione di centro-destra rassegnato alla sconfitta ed estremista nelle reazioni, una logica perdente e distruttiva allo stesso tempo”.

IL PATTO DI 12 MESI

Logica che, ribadisce il ministro dell’interno, contraddiceva lo spirito per cui lo stesso Cavaliere aveva promosso la nascita del governo Letta. È in tale ottica che la pattuglia degli “innovatori” vuole portare avanti un’esperienza “ricca di risultati: la riforma di Equitalia che non può più pignorare la prima abitazione né macchinari e strumenti essenziali per un’azienda, l’eliminazione della tassa sulla prima casa, la riduzione delle imposte sulle ristrutturazioni domestiche, la revisione delle regole sull’immigrazione clandestina fondata su parametri di accoglienza verso chi ha bisogno di protezione e di rigore nel controllo delle frontiere”.

ORGOGLIO GOVERNATIVO

Rivendicando il merito di aver ostacolato i provvedimenti contro il patrimonio e l’utilizzo del denaro corrente che la sinistra aveva in mente e che avrebbe tranquillamente realizzato con un proprio governo, l’ex delfino del PDL ritiene prematuro giudicare l’operato dell’esecutivo nell’arco di 6 mesi. E propone un patto, a tutte le forze parlamentari e ai cittadini: “Tra 12 mesi vedremo se saranno realizzati il cambiamento della legge elettorale che restituisca lo scettro agli italiani nella scelta del parlamentare salvaguardando la conquista del bipolarismo, il superamento del bicameralismo paritario, l’investitura popolare del vertice dell’esecutivo, la realizzazione di una ricetta economica liberale basata sul trinomio meno spesa pubblica-meno debito-meno tasse su lavoro e impresa”.

IMPEGNI INTERNAZIONALI E FRONTI INTERNI

Guardando a tali obiettivi il vice-premier promette un impegno assiduo sui fronti internazionali: “Un’Unione Europea da cambiare perché non sia un mero vincolo burocratico che grava di fardelli intollerabili e soffocanti i paesi più fragili. Una politica sull’immigrazione che renda il Mediterraneo confine dell’intera Ue e non solo la porta di ingresso per altri paesi: capace di conferire a Frontex poteri e risorse per controllare le frontiere marittime e ripartire il peso degli sbarchi tra tutte le nazioni di arrivo e destinazione finale”. Ma tra i fronti aperti l’ex segretario del PDL non dimentica la giustizia. E sul voto riguardante la decadenza del Cavaliere chiede al Partito democratico “un ripensamento e un rinvio, alla luce dell’illegittima retroattività della legge Severino”. Altrimenti sarà battaglia.

L’ORIZZONTE DI UNA COALIZIONE PLURALE

Se l’orizzonte di medio termine coinvolge gli atti strategici dell’esecutivo e del Parlamento, la prospettiva di ampio respiro parte dall’ambizione di “costruire un grande centro-destra radicato negli 8mila campanili italiani e in grado di contrastare una sinistra abituata all’abuso della spesa pubblica. Perché il nostro futuro è questo, non le larghe intese”. La realtà che ha in mente il capo del Viminale aspira a “coinvolgere nella vita politica e istituzionale moltissimi giovani e cittadini che hanno optato per l’astensione, accoglierli in una casa edificata sul merito e sul talento, scegliere il candidato alla guida del governo con il metodo democratico delle primarie di coalizione”.

IL PROGETTO UNIFICANTE

Protagonisti di scontri feroci e aggressioni velenose, colombe e falchi appaiono accomunati da un progetto unificante: “Dare vita a una grande alleanza imperniata sulla libertà e dignità della persona. Nella quale Forza Italia eserciterà un ruolo centrale e tutte le altre formazioni del centro-destra potranno vivere ognuna con la propria divisa”. Un modello che tanto somiglia alla Casa delle libertà frutto dell’intuizione di Berlusconi. Verso cui il leader del Nuovo Centro-destra continua a nutrire un affetto profondo, “avendo ricevuto tantissimo e avendogli dato, nel mio piccolo, tutto. Come nei confronti di un padre, con cui ho discusso e litigato quando aveva ragione lui e quando l’avevo io”.

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