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La devastazione in Sardegna vista da tre osservatori sardi

Un fiume di acqua e un problema che si ripropone ciclicamente in Sardegna. Il sistema di infrastrutture, le problematiche delle amministrazione locali, le precipitazioni fuori da ogni logica previsione sono le motivazioni principali che tre osservatori privilegiati dell’isola hanno individuato per spiegare la devastazione.

Formiche.net ha sentito Anthony Muroni, direttore dell’Unione Sarda, Giampiero Scanu, ex sindaco di Olbia dal 1985 al 1994 e ora deputato del Pd, e il vicepresidente del Consiglio regionale sardo, Michele Cossa.

L’OPINIONE DI MURONI

Sul tasto della burocrazia batte Antony Muroni, direttore del quotidiano L’Unione Sarda: “Il problema è endemico. Abbiamo un mostro burocratico che non risponde a nessuno. In questo Paese ci sono talmente tante competenze, l’Europa, lo Stato, la Regione, le Province, i Comuni nelle quali le risposte su chi doveva effettuare verifiche e controlli si perdono inevitabilmente. Il ponte che è crollato ieri portandosi dietro tre automobili e gli automobilisti era stato consegnato due mesi fa. Come è possibile che non si riesca a capire chi lo abbia progettato, realizzato e collaudato? Anche la diga di Torpè che ha causato l’inondazione ha i lavori di manutenzione fermi a causa di un contenzioso tra gli uffici del comune e l’impresa appaltatrice“. Aggiunge Muroni: “Non è possibile fare neanche gli interventi regolari di manutenzione che sono assolutamente fattibili e, spesso, sono fatti male anche quelli. O ci sono troppe autorizzazioni da fare e non si combina mai nulla o sono troppo poche e ognuno fa quello che gli pare. Olbia, ad esempio, ha 17 piani di risanamento; significa che ci sono 17 quartieri di Olbia nati abusivamente“.

LE PAROLE DELL’EX SINDACO DI OLBIA

Giampiero Scanu, che per lungo tempo è stato sindaco di Olbia e ora è deputato del Pd, si sofferma sulla sottovalutazione delle questioni idrogeologiche dell’area: “Non c’è stato negli anni alcun aiuto dallo Stato per limitare o gestire le problematiche relative al rischio idrogeologico della zona. Solamente nel 1992 ricordo che l’amministrazione ebbe 12 miliardi per risolvere una problematica idrogeologica ma legata, nel caso specifico, a un rischio di tipo igienico-sanitario. Mai nessuno, quindi, ha finanziato un’opera di tipo infrastrutturale nella piana di Olbia e questa è sicuramente una causa concorrente agli allagamenti di questi giorni. Credo, però, come ha sottolineato il Prefetto Gabrielli, che le cause principali siano imputare in gran parte al carattere eccezionale delle precipitazioni che sono cadute sulla regione”.

I PRECEDENTI

Nonostante questo non si può neppure parlare di tragedia inaspettata: l’alluvione in Ogliastra del dicembre 2004, la tragedia di Capoterra del 2008 e le inondazioni del 2011sono altrettante prove di un territorio fortemente a rischio e di un pericolo immanente per la popolazione.

GLI AUSPICI DEL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE SARDO

Il vicepresidente del Consiglio regionale sardo, Michele Cossa, sottolinea che “è chiaro a tutti come con venti milioni di euro non si possa pensare di risolvere in maniera strutturale i problemi della Sardegna. E’ necessario un raccordo forte tra lo Stato e la regione per intervenire come se si fosse in uno stato di guerra. E’ fondamentale la tempestività degli aiuti evitando che questi fondi si vadano ad impantanare nelle secche della burocrazia come è successo in passato“.

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