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Officina per l’Italia e Alleanza Nazionale, lotta dura e senza paura per l’egemonia della destra

Sembrava dovesse essere una mossa da piccolissimo cabotaggio, destinata a rimpolpare un gruppo di nostalgici e amici di un tempo. E invece l’iniziativa del Movimentoxlalleanzanazionale, aperta ufficialmente due settimane fa a Roma da Francesco Storace, Roberto Menia e Adriana Poli Bortone, non solo sta ottenendo inattesi risultati nei sondaggi, ma sta accendendo un campanello d’allarme dall’altro lato del Tevere (zona parco del Celio), tra vertici e militanti di Fratelli d’Italia che forse pensavano di avere già in tasca il voucher di “unica destra alla destra di Berlusconi”, stando al commento di un vecchio dirigente missino.

COSA STA ACCADENDO
I fermenti a droit non si spengono, anzi: se l’Officina per l’Italia nicchia, la nuova An si riorganizza e prepara circoli regionali e tre eventi tematici in tutta Italia, a partire dal primo gennaio. Giorgia Meloni, in occasione del battesimo ufficiale dell’Officina, lo ha ribadito per l’ennesima volta con la consueta veemenza, quella stessa che fa saltare i nervi al “fratello d’Italia” Ignazio La Russa, protagonista secondo alcune indiscrezioni di più di un battibecco con l’ex ministra della Gioventù: non serve una nuova An, lo spazio è coperto già da Fratelli d’Italia, l’unico contenitore che lavora al centrodestra nazionale in feeling con Flavio Tosi, visto e considerato che al loro interno gravitano (più o meno vicini) esponenti che di destra non sono e non lo sono mai stati. Come Magdi Cristiano Allam, Giulio Tremonti (finora più annunciato che presente ai tavoli operativi), Luciano Ciocchetti, Giuseppe Cossiga (che ha rifiutato la guida dell’Officina), Guido Crosetto (vulcanico ex sottosegretario allergico alla targhetta di “destrorso”).

ALLE URNE COL SIMBOLO DI AN
Ecco la vera pietra dello scandalo, perché se da un lato Francesco Storace annuncia trionfalmente che al prossimo giro elettorale il simbolo di An ci sarà, dall’altro i Fdi iniziano a preoccuparsi. Nel suo editoriale sul Giornale d’Italia Storace oggi sottolinea che il 9 dicembre si avvicina e “rappresenta la dead line che ci siamo dati per raccogliere le candidature alle europee e raccogliere le firme necessarie, se il nostro sforzo unitario non avrà avuto esito positivo”. Per poi chiudere con: “E sulla scheda elettorale il simbolo di Alleanza nazionale ci sarà”. I Fdi di vedere i “cugini” tornare sulla scena con quel simbolo e quel nome non ci pensano proprio, perché in quel caso verrebbe meno il loro ruolo anche in considerazione dei primi sondaggi che hanno tastato il polso alle due anime destrose nel paese.

AN GIA’ AL 3%
Se la destra fosse racchiusa in un unico partito il dato nazionale potrebbe arrivare anche al 6%, esplicitò su queste colonne in tempi non sospetti (lo scorso luglio) l’istituto di ricerca Ferrari Nasi & Associati. Mentre sul Tempo qualche giorno fa il Movimentoxlalleanzanazionale (con cui l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno ha aperto più di un semplice canale di comunicazione programmatico) era dato già al 3%. Con un calo proprio tra i meloniani che adesso attendono di capire se all’interno della Fondazione di An, la cassaforte di famiglia, converrà loro dare battaglia o prendere atto che convivere senza veti potrebbe portare più benefici.

LA SOVRANITA’
E’ il chiodo fisso di Storace, su cui ha promosso una manifestazione per il prossimo sabato (ore 11) a Rieti, assieme ai fondatori del Movimento per Alleanza nazionale (ecco la foto dei fondatori), di fronte al monumento alla Lira in piazza Cavour, inaugurato dallo stesso ex governatore del Lazio nel momento di passaggio dalla moneta nazionale a quella europea. Appuntamento in Sala dei Cordari per il dibattito sulla sovranità monetaria. Tema sul quale il responsabile del programma del Movimentoxlalleanzanazionale, Roberto Menia, osserva che proprio alla luce dei movimenti antieuro esponenzialmente cresciuti e sempre nel pieno della bufera sull’eurocrisi finanziaria non ancora sopita, urge ri-tarare gli orizzonti della nuova casa comune continentale. E “si rende imprescindibile veicolare tali perplessità non solo agli addetti ai lavori, ma anche ai cittadini che sempre più spesso subiscono una contingenza anomala senza comprenderne sufficientemente riverberi e dinamiche. In che modo? Riversando sul tavolo “comunitario” le macroquestioni ancora aperte e sovente relegate a scomodi dibattiti ideologici, quando invece rappresentano il cuore dell’Unione stessa”.

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