Skip to main content

Perché Renzi ha detto sì a Letta sulla Cancellieri. Parla Scalfarotto

Trasparenza e lealtà. Utilizza queste parole Ivan Scalfarotto, deputato renziano del Pd, per descrivere l’atteggiamento del suo leader sul caso Cancellieri.

Onorevole, in questo primo match con Letta, Renzi esce sconfitto?

Non la vedo assolutamente così. Renzi ha chiarito il suo pensiero ma è sempre stato leale verso il suo partito, sia quando perdeva, sia ora che si avvia a vincere. Non è ancora il segretario del partito ed è stato giusto rimettersi alla decisione dell’assemblea.

Libero scrive che Renzi, avendo in pugno i democratici, se avesse voluto davvero cacciare il ministro Cancellieri, l’avrebbe fatto. Era solo un bluff il suo pugno di ferro?

E’ stato molto trasparente nel dire come la pensava sulla vicenda. Letta però ha detto che votare la sfiducia al Guardasigilli avrebbe significato votare la sfiducia al governo e non è questo che vogliamo, l’esecutivo va difeso. Per questo abbiamo rispettato la sua linea.

Il caso Ligresti è un “attacco politico al governo”, come dice Letta?

In parte sì. Il Movimento 5 Stelle ha grossi problemi di tipo elettorale, lo si è visto con il voto in Basilicata, e prova a recuperare attaccando l’esecutivo. Ma non si governa dal tetto del Parlamento, consiglio loro di essere più concreti. Certo è che la posizione del ministro ora è più debole e avere un ministro della Giustizia indebolito è un lusso che il governo Letta non si potrebbe permettere.

Anche il Pd non esce molto rafforzato da questa storia si direbbe, a giudicare dai commenti su Twitter…

Non è stato un bel momento. Si è passati dalla discussione sulla mozione di sfiducia alla discussione interna sul Pd. Spero che il Congresso possa restituire una sintonia maggiore tra il partito e quello che il Paese pensa.

La prossima battaglia di voi renziani nel Pd e in Parlamento è sulla legge elettorale?

In realtà il Senato sta facendo melina sulla legge elettorale. Questo è un tema di cui si sarebbe dovuta occupare la Camera, è stata sicuramente un’occasione persa. Sono tre gli ingredienti non negoziabili per la riforma che vogliamo: una legge che dica subito chi ha vinto, che faccia governare per cinque anni e che ristabilisca il contatto con il territorio.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter