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Una donna cardinale? Bene, anzi no. Favorevoli e contrari

“Credo che una donna non potrà mai diventare cardinale. Non serve clericalizzare il ruolo delle donne nella Chiesa. Serve valorizzarle di più, questo sì”. E’ categorico e perentorio, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, intervistato oggi da Paolo Rodari su Repubblica. Il prelato, tra i più stretti collaboratori di Francesco e coordinatore del gruppo di otto porporati che sta studiando la riforma della curia e ha il privilegio di consigliare il Papa nel governo della chiesa universale, è netto. In Italia il cardinale honduregno è per partecipare al Terzo Festival della Dottrina Sociale in corso a Verona. Le parole di Maradiaga sembrano mettere una pietra tombale sul dibattito scatenato qualche mese fa sui media in seguito ad alcune dichiarazioni estemporanee del Pontefice sul ruolo della donna nella chiesa.

IL CODICE DI DIRITTO CANONICO

Il Papa non ha mai parlato di donne cardinale, ma durante il viaggio aereo Rio-Roma aveva sottolineato che “il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, e la Madonna è più importante degli Apostoli”. In seguito, nell’intervista alla Civiltà Cattolica, Francesco aveva aggiunto che “è necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella chiesa”. Da qui si era scatenato il dibattito, con il quotidiano spagnolo Pais che ipotizzava già nel prossimo concistoro (si terrà a febbraio, come annunciato qualche settimana fa da Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede) potesse figurare una donna. Molto scettico, al riguardo, si era espresso il vaticanista Luigi Accattoli sul Corriere della Sera del 4 novembre: “Che al concistoro spunti fuori una donna cardinale è possibile ma non probabile”. E’ ritenuta poco praticabile, aggiungeva Accattoli, la via del cardinalato. E il motivo è presto spiegato: “La sua estensione a laici e donne porrebbe più problemi di quanti ne risolverebbe”. La questione è prima di tutto tecnica: per fare cardinale una donna, il Papa “dovrebbe modificare tre norme che sono nei canoni 350 e 351 del Codice del 1983: quella che riserva il cardinalato a uomini, a uomini “costituiti almeno nell’ordine del presbiterato, e una terza che prevede l’assegnazione a ciascun cardinale di un titolo o diaconia nell’Urbe”. Ovviamente, il Papa potrebbe derogare, basterebbe una piccola aggiunta al codice.

IL MACHISMO DENUNCIATO DA BERGOGLIO

In realtà, come nota Accattoli e ribadito dal cardinale Maradiaga, “l’arrivo di una donna cardinale avrebbe un valore simbolico ma sarebbe di scarso significato per la presenza del genio femminile nei luoghi delle decisioni, che è l’obiettivo di Francesco”. Lo stesso Francesco, poi, sempre nell’intervista alla Civiltà Cattolica, aveva aggiunto di temere “la soluzione del machismo in gonnella”, anche perché “i discorsi che sento sul ruolo della donna sono spesso ispirati proprio da una ideologia machista”. Da tali parole partiva il vaticanista Andrea Tornielli per dire che “trarre da queste osservazioni l’idea delle cardinalesse appare piuttosto azzardato. Per essere valorizzate e vedersi attribuire responsabilità nella chiesa non dovrebbe essere indispensabile la veste color porpora”.

LE PAROLE DI SCARAFFIA

Di diverso avviso è la storica Lucetta Scaraffia, che a Formiche.net ribadiva la sua posizione favorevole in merito alla proposta di creare donne cardinale: “I cardinali non devono essere necessariamente ordinati sacerdoti, e in passato ci sono stati anche cardinali non ordinati. Una legge canonica del 1917 – aggiungeva Scaraffia – stabilisce però che vengano ordinati sacerdoti e vescovi, ma è una norma che potrebbe essere abrogata: le donne, quindi, potrebbero essere nominate cardinale senza toccare la scabrosa faccenda dell’ordinazione sacerdotale”.

LE POTENZIALI CANDIDATE

Sembra pensarla così anche il Sunday Times, che ha stilato la lista di coloro che sono degne della porpora. La favorita, secondo il giornale inglese, è la teologa irlandese Linda Hoogan, docente di ecumenismo al Trinity College di Dublino. Tra le altre “candidate” eccellenti, la prima donna a presiedere la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, l’ex ambasciatrice americana presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon.

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