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Come riportare i giovani ai teatri d’opera

L’inaugurazione della stagione lirica 2013-2014 del Teatro dell’Opera di Roma con Ernani di Giuseppe Verdi (opera che non si rappresenta nella capitale dal 1989) è un evento importante di cui ho commentato altrove gli aspetti più strettamente musicale. Credo, però, sia necessario esaminare anche gli aspetti della drammaturgia non solo perché la sera della prima (27 novembre) c’erano pochissimi giovani in sala ma anche e soprattutto in quanto l’allestimento di Hugo de Ana (che ha firmato regia, scene e costumi) solleva il problema di come riportare, in Italia, i giovani tra il pubblico dei teatri d’opera.

Un paio di anni fa, in un saggio su La Nuova Antologia ho sfatato –spero – la leggenda di Giuseppe Verdi “risorgimentale”. In effetti delle sue 27 opere, solamente La Battaglia di Legnano, fu ispirata da eventi del processo di unità nazionale, in particolare da quelli della Repubblica romana del 1849. Ci sono, però, opere in cui Verdi fu chiaramente e marcatamente rivoluzionario. E liberale tra queste ha un ruolo importante Ernani, poco rappresentata per le difficoltà vocali che comporta e di cui negli ultimi dieci anni ricordo belle edizioni a Palermo ed a Bologna, oltre a quella in scena a Roma sino al 14 dicembre. Tratta dal dramma di Victor Hugo che segnò in Francia l’inizio del romanticismo, innescando una vera e propria ‘battaglia’ alla prima e lunghe polemiche tra chi era favorevole e chi contrario alle forti innovazioni che esso comportava, Ernani è un capolavoro giovanile di Verdi e una vera perla musicale da cui emerge con grande chiarezza la capacità del compositore di delineare la condizione psicologica dei personaggi ben definiti musicalmente nel rispettivo carattere.

Verdi fu certamente affascinato dal soggetto che gli permetteva di approfondire la psicologia dei personaggi. Proprio come il protagonista, il bandito Ernani, un nobile proscritto e amante corrisposto, spinto da violente passioni, che congiura contro il re di Spagna, Carlo V, per vendicare la morte del padre e che finisce con il sacrificio della propria vita a pochi giorni dalle nozze con l’amata Elvira per tenere fede a un patto d’onore stretto con l’implacabile vecchio Silva, Grande di Spagna.Una tragedia di passioni, sangue e potere che echeggia i lavori shakespeariani cui Victor Hugo faceva chiaro riferimento. Ernani, il protagonista, è essenzialmente un rivoluzionario che sovverte l’ordine esistente. Un dramma soprattutto in cui si contrappone la baldanza del giovane Ernani, con la maturità di Re Carlo (il quale nel terzo atto viene incoronata ad Acquisgrana Sacro Romano Imperatore) e la vecchiaia rancorosa del Grande di Spagna Silva. I tre protagonisti maschili sono innamorati della stessa donna: la nobile Elvira, legata ad Ernani.

Il Teatro dell’Opera di Roma – e la Sydney Opera House che co- produce lo spettacolo- hanno un pubblico (si ritiene) tradizionalista , o conservatore. Lo spettacolo di Hugo de Ana è fatto per conquistarlo: grandi tableaux viventi ed una massicci scena unica con costumi che ricordano la pittura di Velázquez (specialmente la prima maniera), enormi parenti moventi che mostrano i vari ambienti della complessa vicenda. Senza dubbio, un allestimento che per alcuni è una gioia per gli occhi, ma che poco a che fare con un’opera per molti aspetti intimista. Dopo Nabucco ed I Lombardi alla Prima Crociata –ricorda il musicologo Roger Parker – ambedue composti su commissione del Teatro alla Scala, Verdi lavorava per un teatro più piccolo e su un palcoscenico più piccolo della massima scena milanese. Quindi, si concentrò più che sul contesto storico ed i frequenti cambiamenti di ambiente, ‘sui conflitti personali, controllando con cura la complessa sequenza di azioni necessarie per portare i personaggi ad intensi confronti-scontri’. Ed in effetti la direzione musicale di Riccardo Muti (molto legato a Ernani sin dal suo debutto nel 1972 al Maggio Musicale fiorentino) accentua questi aspetti.

In un teatro di altri Paesi europei (nel mondo di lingua tedesca e nel resto del mondo dell’Europa centrale) si sarebbe posto l’accento non sulla rievocazione storica ma sull’attualità dello scontro generazionale. Ernani sarebbe forse stato un giovane senza lavoro in jeans, Carlo in doppio petto e Silva in quei curiosi abiti che a volte gli anziani mettono per sembrare giovani – e con i capelli smaglianti di fresca tintura. Ed Elvira una bella ‘precaria’ contesa tra chi le da amore e chi le promette stabilità ed alta pensione di reversibilità.

Si sarebbe fatto ricorso ad una scena unica – una metropoli al giorno d’oggi, una grande multinazionale. Si sarebbe stati forse più vicini a Verdi, ed alla sua partitura, e si sarebbero attirati giovani.

In altra occasione parleremo di iniziative come quelle dall’AsLiCo per avvicinare i giovani al teatro d’opera. Ma se i grandi teatri restano ancorati alla tradizione degli Anni Cinquanta, c’è poco da sperare.

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