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Terremoti e catastrofi naturali, perché si traccheggia sulle polizze obbligatorie

Mentre il presidente del Consiglio Enrico Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni inventano nuove tasse per trovare i soldi necessari al recupero dell’ormai soppressa Imu, e in Sardegna si fatica a tornare alla normalità dopo l’alluvione che l’ha colpita la settimana scorsa, riemerge tra gli addetti ai lavori l’idea di risolvere la problematica dei disastri ambientali con un meccanismo assicurativo.

LA PROPOSTA
Dalla riforma della Protezione civile in poi, varata lo scorso anno dal governo di Mario Monti, lo Stato in caso di terremoto, alluvione, o altra catastrofe naturale, non pagherà più i danni ai cittadini, lasciandoli però liberi di tutelarsi oppure no. Un disegno di legge presentato al Senato propone come alternativa l’istituzione di un’assicurazione obbligatoria degli edifici contro i rischi derivanti da calamità naturali, nonché di un fondo per la sicurezza e l’efficienza energetica degli edifici. In realtà il meccanismo sarebbe nuovo solo per l’Italia mentre già vige in molti altri paesi europei fino a riguardare anche la Turchia e il Giappone. Nonostante la proposta nel nostro Paese circoli da tempo tra gli addetti ai lavori (le prime proposte arrivarono nel 1995) mai nessun governo ha mai dato seguito al progetto. Lo sforzo da parte dei promotori, individuabili tra coloro che non attribuiscono allo Stato il compito di mettere in sicurezza il Paese, è quello di promuoverla come qualcosa di altro rispetto alle tasse che gravano sulle abitazioni.

IL CANDIDATO IDEALE
I dati idrogeologici sono preoccupanti: l’80% del territorio italiano è a rischio calamità naturali, oltre il 50% degli abitanti vive in territori a rischio e i danni economici sono ingenti: 15 miliardi di euro annui.
Antonio Coviello, ricercatore dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Cnr e autore del libro “Calamità naturali e coperture assicurative”, in una conversazione con Formiche.net descrive il settore assicurativo come il candidato principale per la gestione dei rischi cui sono esposte le famiglie e le imprese, e per la liquidazione dei danni.

PERCHÉ È INDISPENSABILE
Coviello spiega perché solo il comparto assicurativo può reggere di fronte a eventi naturali: “Oggi lo Stato non è più in grado di far fronte a queste emergenze mentre in passato i fondi elargiti a favore delle popolazioni colpite (vedi il terremoto in Irpinia) sono stati lapidati”.

I COSTI
“Uno strumento formidabile a fronte di un piccolo premio”, è il giudizio del ricercatore nei confronti della possibilità di stipulare una polizza per tutelare la propria abitazione. Secondo i dati pubblicati dall’Ania, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, assicurare la propria casa avrebbe infatti un costo sostenibile che oscilla tra i 100 e i 200 euro l’anno.

IL FUNZIONAMENTO
Coviello auspica l’introduzione di un sistema misto pubblico-privato che in caso di eventi catastrofici preveda vari passaggi: una piccola parte a carico dell’assicurato, che quindi oltre al premio si fa carico di una franchigia, il resto – la gran parte del danno – agli assicuratori. Allo Stato rimarrebbe l’eventuale eccedenza nel caso di disastri particolarmente gravi. L’ultimo step potrebbe prevedere un contributo da parte della comunità europea.

INCENTIVI VERSUS TASSE
In questo meccanismo Coviello ritiene però indispensabile che lo Stato svolga un’importante funzione di controllo e di vigilanza attraverso un organismo pubblico che vigili sul potere degli assicuratori. Il professore sottolinea che attualmente solo l’1% delle imprese ha stipulato un’assicurazione di questo genere e ne avanza le ragioni: “Sarebbe opportuno che lo Stato defiscalizzasse: per ogni premio pagato al momento finisce nelle sue tasche il 22,55%, tassazione che dovrebbe essere sostituita invece da strumenti per incentivare il ricorso da parte dei cittadini alle polizze”.

PERCHÉ NON SI TRATTEREBBE DI UNA TASSA IN PIÙ
Il ricercatore del Cnr ci tiene a ricordare come in caso di emergenza nazionale sia ormai una prassi consolidata quella di attingere dalle tasche dei contribuenti aggiungendo ad esempio un balzello sui carburanti. A differenza di questi contributi una tantum la polizza personale avrebbe numerosi vantaggi: “Con una presenza privata sarebbero garantiti ad ogni cittadino tempi più brevi e sicurezza di essere risarciti”, dice Coviello. Il meccanismo assicurativo inoltre giocherebbe un ruolo importante di prevenzione: “Avremmo la garanzia di una maggiore sicurezza delle nuove costruzioni in quanto rientrerebbero nel meccanismo del risarcimento solo le abitazioni conformi alle regole”, aggiunge il ricercatore.

UN PROBLEMA DA RISOLVERE
Per sperare che i cittadini sottoscrivano le polizze bisogna però superare la loro sfiducia nei confronti di meccanismi affini: “Senza il ‘mea culpa’ delle assicurazioni sull’Rc Auto nessun cittadino si fiderà del nuovo meccanismo assicurativo”, ammette Coviello.

PERCHÉ NULLA CAMBIERÀ
Vantaggi a parte, Coviello è convinto che nulla cambierà, almeno in questa legislatura caratterizzata da forti contrasti politici: “C’è di mezzo una barca di soldi incontrollabile – dichiara il professore della Seconda Università di Napoli – Ed è proprio per tutelare l’interesse delle lobby che guadagnano dalle emergenze che lo Stato si mostra immobile”.

 

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