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Ecco perché bisogna riformare il sistema bancario

In Inghilterra nel 1689 venne incoronato re Guglielmo III d’Orange dopo un periodo di lotte intestine fra i cattolici ed i protestanti inglesi. Il primo atto che il nuovo re fece fu la promulgazione del “Bill of Rights” che sancì la pace religiosa, i diritti e le libertà dei cittadini. Londra era una città in pieno fermento economico di circa 750mila abitanti, brulicava di artigiani, imprenditori, commercianti.

UNA FASE ESPANSIVA
La fase espansiva economica che segui alimentò il benessere , ma anche, nei decenni successivi, lo scoppio delle bolle speculative delle azioni della Compagnia dei Mari del Sud in Inghilterra e di quella della Compagnia del Mississipi in Francia. Bolle speculative che distrussero il sistema monetario francese e fecero riformare quello finanziario inglese:venne infatti promulgato il “Bubble Act” nel 1720, un ritorno alle regole ed all’uomo virtuoso.
La legge vietava la costituzione di società per azioni senza la preventiva autorizzazione da parte del monarca inglese o del Parlamento svuotando di fatto la speculazione azionaria in quanto veniva meno l’azione ossia il certificato azionario rappresentativo di una società e quindi la sua circolazione. Il desiderio di sfidare la sorte comunque continuò con nuovi strumenti, iniziarono a comparire i contratti derivati ed in Inghilterra venne promulgato nel 1737 il “Sir John Barnard’s Act” al fine di prevenire la speculazione nella compravendita dei contratti a termine.

CONDANNA DELLA SPECULAZIONE
Si riteneva la speculazione – identificata con il gioco – nociva al mercato ed al commercio. Daniel Defoe pubblicò nel 1731 “Il perfetto commerciante inglese” ove si evidenziava che “ogni mercante – con la benedizione di Dio – deve aspettare la sua parte di commercio con i propri vicini” Traspariva la morale dell’epoca ancorata a quella medievale: i commercianti ed i produttori devono trarre dall’esercizio onesto dello loro attività i mezzi di sussistenza, ogni vicenda economica rimaneva subordinata alla suprema istanza morale.

LA LEZIONE DI ADAM SMITH
Morale ancora presente nel 1776. Adam Smith nel trattato “La ricchezza delle Nazioni” ricordava che “la frivolezza ed i piaceri egoistici hanno mandato in rovina gli uomini” , “la parsimonia è diventata rara”. Morale e diritto quindi tendevano parallelamente allo stesso fine, nel 1774 era stato promulgato anche il “Gambling Act o Life Insurance Act”: veniva vietato la possibilità di contrarre una polizza assicurativa su di una terza persona.
Il contratto assicurativo è infatti il contraltare concettuale al rischio di un evento se rientra nella sfera diretta dell’attività del contraente; diventa mera scommessa speculativa se l’evento assicurato o la cosa assicurata è al di fuori della sfera economica personale : in altre parole per quasi cinquanta anni l’Inghilterra ha promulgato leggi per proibire la speculazione ed i contratti aleatori.

LO SGUARDO ALLA TRADIZIONE
Adam Smith rivela lo specchio in cui si riflette la vita economica e sociale dell’epoca che è rivolta al passato. Il suo pensiero sintetizza la tradizione, identificata nell’uomo virtuoso e prudente : operosità, perseveranza, onestà. L’uomo prudente è colui che è capace di sacrificare gli agi e i piaceri presenti perché “la strada che porta alla virtù è la stessa che porta alla fortuna”. L’etica delle leggi è fautrice di benessere, in quanto “commercio e manifattura possono raramente prosperare in uno stato in cui non via sia un certo grado di fiducia nella giustizia del governo” perché “la società può sussistere, anche se non nel migliore dei modi, senza beneficenza; ma, necessariamente, il prevalere dell’ingiustizia la distrugge del tutto.”

LA MANO INVISIBILE
Sembrerebbe quindi che l’autoregolamentazione del mercato, il concetto della mano invisibile, continuamente richiamato dalle teorie liberiste finanziarie assurgendo Adam Smith a loro antesignano paladino siano state liberamente interpretate mistificando il pensiero smithiano. Smith pone infatti al centro del mondo la persona, l’uomo prudente, commerciante, imprenditore, portatore del senso di giustizia che rappresentava l’economia reale, non quella finanziaria, non vi era la spersonalizzazione del rapporto economico, che era invece basato unicamente sull’ “intuitu personae” perché le società commerciali erano di persona, non esistevano le società per azioni, ed il limite dell’agire dell’imprenditore erano – oltre la morale – le leggi, Daniel Defoe infatti andò in prigione per bancarotta. Il mercato quindi trovava il proprio equilibrio perché il mercato era fatto di uomini che rispondevano personalmente delle proprie azioni e l’applicazione della legge, era il deterrente ed allo stesso tempo giustizia.

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Con l’avvento della rivoluzione industriale e l’abrogazione del Bubble Act e del Barnard’s Act dopo le guerre napoleoniche, si modificò la concezione nell’opinione pubblica di un’economia non più legata al rapporto personale che condizionava, ma sulla sua spersonalizzazione con la costituzione delle società di capitali, che traevano la loro linfa dal credito e dalla Borsa. In altre parole lo scambio diventato asettico perdeva quel legame emotivo e di comunione fra acquirente e venditore ed il senso di giustizia basato “sulla giusta mercede” facendo riemergere i vizi dell’avidità e le sue distorsioni in quanto fu legalizzata la speculazione.

IL PERIMETRO DELLA FINANZA
Dobbiamo aspettare il XIX secolo e la crisi del ’29 per rivedere leggi restrittive finanziarie, la Legge bancaria italiana del 1936 ne è un esempio: essa ridisegnò l’intero assetto del sistema creditizio italiano nel segno della separazione fra banca e industria e della separazione fra credito a breve e a lungo termine; definì l’attività bancaria funzione di interesse pubblico; concentrò l’azione di vigilanza nell’Ispettorato per la difesa del risparmio e l’esercizio del credito (organo statale di nuova creazione). Legge poi abrogata in molte sue parti nel 1993, in particolar modo la separazione fra il credito a breve e a lungo, dando vita a quella concezione di banca universale sia commerciale che speculativa di modello anglosassone. Forse sarebbe il caso di ripensare a una nuova riforma del modello di banca e isolare nuovamente la speculazione.

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