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Ecco come Letta spegne (forse) la Terra dei fuochi

Nuove norme per rimarginare le ferite aperte nella Terra dei fuochi, che rappresentano una “risposta senza precedenti” da parte del governo, dello Stato. Questo lo spirito che, secondo il premier Enrico Letta, anima il decreto sulle emergenze ambientali e industriali, un provvedimento che si concentra sull’emergenza Terra dei fuochi con l’inasprimento della legge e l’introduzione del reato di combustione di rifiuti.
L’area tra Napoli e Caserta diventa così zona ‘sorvegliata speciale’: con il decreto, in particolare, viene introdotto nell’ordinamento italiano il reato di combustione dei rifiuti, per mettere fine ai roghi tossici dei cumuli abbandonati; è poi stabilita la perimetrazione delle aree agricole interessate e della campagna (per distinguere le aree contaminate da quelle sane), il controllo entro 150 giorni di tutti i suoli (un’istantanea dello stato dell’arte); un’accelerazione delle procedure per le bonifiche; e la possibilità dell’uso dei militari. “Oggi per la prima volta le istituzioni nazionali affrontano l’emergenza Terra dei fuochi – osserva Letta – Una risposta senza precedenti, forte, netta per contrastare un’emergenza che si è protratta per troppo tempo”. La scelta del decreto – spiega il premier – serve anche per “recuperare il tempo perduto”.

Per il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando “lo Stato ha iniziato il cammino per riconquistare la fiducia dei cittadini di quei territori”; cittadini cui il ministro rivolge un ringraziamento particolare per aver mantenuto alta l’attenzione, elevando la questione a emergenza nazionale. Per il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo il decreto “non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per una nuova Campania, una Campania che non gira la testa”. Le norme, spiega De Girolamo, servono anche per la “tutela degli imprenditori agricoli onesti, la maggioranza che fin’ora è stata schiacciata da camorra e speculazione”. Il nodo delle risorse lo scioglie il ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia, dicendo che “verranno dal Programma operativo regionale (Por) Campania 2007-2013 e anche dalla riprogrammazione del Piano di coesione e se necessario potrà avere finanziamenti nel prossimo ciclo dei fondi che partiranno dal 2014”.

MODALITA’ DI AZIONE
Le modalità di azione le indica Letta quando parla di “un intervento coordinato tra i vari ministeri” e “con la regione Campania” che oggi con il suo governatore Stefano Caldoro ha partecipato al Consiglio dei Ministri. Il premier è diretto: si interviene per la tutela “ambientale e sanitaria” e per un “rilancio economico delle produzioni di quei territori”; ma è chiaro che “il primo tema è la salute delle persone”. Tutela ambientale che per Orlando è “tutt’uno con lotta alla criminalità organizzata”. Combattere le ecomafie che hanno avvelenato quel territorio, è un impegno che il titolare dell’Ambiente ha avuto a cuore fin dai primi giorni del suo insediamento: grazie alle forze dell’ordine e alla magistratura i “primi risultati sono arrivati anche senza decreto”, ora “ne arrivano altri che ci consentiranno di cancellare questo nome, ‘Terra dei fuochi'”, che è “suggestivo” ma per quanto simbolico comunque costituisce “un’onta”. Orlando – ricordando su twitter che “nei cassetti del ministero sulla Terra dei fuochi” non c’era nulla “perché si era sempre ritenuto fosse solo un problema locale” – parla di “passo decisivo” che offre “strumenti per un intervento più tempestivo e per una repressione intensa”.

IL DECRETO
Il decreto sulla Terra dei fuochi “va in Parlamento” – dice Letta – ma è “già norma da oggi”. Strumenti e mezzi in più a disposizione delle forze dell’ordine e dei magistrati, a cominciare dal primo articolo (nove in tutto; di cui una parte dedicati all’Ilva), e cioè l’introduzione del reato di combustione illecita di rifiuti, fino alla ‘fotografia’ dello stato dell’arte sui suoli contaminati per distinguerli da quelli sani, e l’accelerazione delle bonifiche.

REATO COMBUSTIONE RIFIUTI
Oggi i roghi tossici di rifiuti (spesso come ‘miccia’ si usano pneumatici abbandonati) sono infatti sanzionabili soltanto con contravvenzioni. Con questa norma vengono disposte sanzioni penali: è previsto il carcere da due a cinque anni; e nel caso l’incendio riguardi rifiuti pericolosi la pena della reclusione sale, da tre a sei anni. Inoltre la pena viene aumentata di un terzo se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa o comunque di un’attività organizzata (è prevista la confisca dei mezzi di trasporto e dell’area inquinata). Maggiore incisività della pena è prevista anche se i fatti sono commessi in territori che interessati (anche fino a 5 anni prima) da dichiarazioni di stato di emergenza per i rifiuti. Questo è il caso della Campania. In questo modo si mira a colpire il fenomeno dei roghi tossici di rifiuti, che portano danni all’ambiente ed alla salute, con la dispersione in atmosfera dei residui della combustione, incluso il rischio di ricadute al suolo di diossine.

INFORMARE AMMINISTRAZIONI LOCALI
Il secondo articolo del decreto estende l’obbligo di informare le amministrazioni locali degli eco-reati (danni ad ambiente, salute e qualità dei prodotti agroalimentari) per favorire un corretto raccordo con l’Autorità giudiziaria e prendere i necessari provvedimenti.

LA MAPPATURA DELLE AREE
C’è poi il capitolo dedicato alla classificazione dei suoli coltivabili (art.3) per far fronte all’allarme sociale sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania (Arpa Campania) faranno la ‘mappatura’ per acquisire una ‘fotografia’ ufficiale della situazione. In questo modo nelle aree contaminate sarà limitata la coltivazione e tenterà così di sfatare i timori sui prodotti campani.

LE BONIFICHE
C’è poi spazio per le bonifiche. Nell’art.4 è contemplata un’accelerazione e semplificazione per gli interventi e per la spesa pubblica, con la costituzione di un Comitato interministeriale e di una commissione per individuare e potenziare gli interventi di monitoraggio e tutela in Campania. In questo sarà possibile fare ricorso allo strumento giuridico del Contratto istituzionale di sviluppo per garantire la qualità della spesa pubblica. Infine è prevista la possibilità di finanziare il programma anche con l’utilizzo del Piano operativo regionale Campania 2007-2013 (fondi strutturali), del Piano di azione e coesione, nonché con misure che saranno adottate nella programmazione dei Fondi europei e nazionali (programmazione 2014-2020).

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