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Perché il ratzingeriano Schönborn stigmatizza Bertone

Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna dal 1995, è da sempre considerato uno dei prelati più vicini a Benedetto XVI, il “Professor Ratzinger” come spesso lo definisce. Animatore del Ratzinger Schulerkreis, il circolo degli ex studenti del teologo bavarese eletto Papa nel 2005, in questi giorni era in Italia. Prima tappa a Milano, dove ha tenuto in Duomo una relazione sull’evangelizzazione nella città metropolitana in questa epoca secolarizzata. Un’ora di intervento a braccio davanti al clero ambrosiano in cui ha tratteggiato il dramma della diocesi viennese, dove ormai i cattolici non superano il quaranta per cento della popolazione. Il giorno dopo era a Roma per la presentazione del libro della vaticanista dell’Ansa Giovanna Chirri, “L’ultima parola” (San Paolo), la prima giornalista ad accorgersi che Benedetto XVI stava annunciando in latino la rinuncia al pontificato.

LO SCANDALO DEL VESCOVO NEGAZIONISTA

Ed è in tale sede che Schönborn ha sferrato un duro attacco ad alcuni esponenti della curia ratzingeriana. Primo fra tutti, il segretario di Stato di allora, Tarcisio Bertone. Punto dolente, la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani decisa nonostante uno di essi, Richard Williamson, si fosse reso protagonista di frasi e posizioni negazioniste circa l’Olocausto. Benedetto XVI, davanti alle polemiche divampate in tutto il mondo, scrisse una lunga lettera ai vescovi in cui rispondeva ad accuse e insinuazioni sorte dopo il provvedimento a favore dei vescovi della Fraternità di San Pio X.  “La comunicazione interna al Vaticano era disastrosa”, ha tuonato l’arcivescovo di Vienna. Proprio in occasione di quella lettera, definita da Schönborn “un capolavoro di umiltà, precisione e semplicità”, il prelato austriaco chiese al Papa “perché nessuno si fosse caricato sulle spalle la responsabilità di tale disastro”.

LE RESPONSABILITA’ DI BERTONE E CASTRILLON HOYOS

E qui il porporato fa capire chiaramente a chi alludesse allora: “il cardinale responsabile del negoziato con i lefebvriani (l’ex presidente della Pontificia commissione Ecclesia Dei, il cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos) e il segretario di Stato (Tarcisio Bertone)”. Di solito, ha chiosato Schönborn, nei sistemi organizzati accade così, che qualcuno si prende le proprie responsabilità. “Di certo non era Benedetto XVI, il responsabile. Per lui non c’era nessuna strategia, contava solo la verità che porta la luce della chiarezza e che sa imporsi”.

LE ACCUSE A SODANO

Non è la prima volta che Christoph Schönborn si scaglia contro la Curia romana. Nel 2010 attaccò il decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, accusandolo di aver offeso le vittime degli abusi sessuali per aver definito “chiacchiericcio” ciò che si diceva circa la copertura degli scandali legati alla pedofilia. Non solo, perché l’arcivescovo di Vienna accusava Sodano di aver ostacolato la creazione di una commissione d’inchiesta sulle accuse mosse al cardinale Hans Hermann Groer, predecessore di Schönborn e finito nello scandalo pedofilia che lo costrinse a rinunciare nel 1995 alla guida della diocesi di S.Stefano. Una polemica che culminò nell’incontro tra Schönborn e Ratzinger (parteciparono anche, in un secondo momento, Sodano e Bertone) in cui il primate austriaco dovette ritirare le dichiarazioni contro il cardinale decano.

LA RICHIESTA DI SOSTITUIRE BERTONE

Schönborn è anche uno dei cardinali più vicini a Benedetto XVI che più volte chiese al Papa tedesco di sostituire Bertone e di nominare un nuovo segretario di Stato. Ratzinger disse no a tutti, compreso l’amico Joachim Meisner (arcivescovo uscente di Colonia), il quale si sentì dire che “No, no, no, Bertone non si tocca”.

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