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Luci e ombre della liberalizzazione del petrolio in Messico

Cambiamento storico in Messico in materia energetica. La riforma approvata ieri dal Parlamento modificherà il controllo della vendita del greggio e aprirà la produzione alle compagnie straniere. Il mercato petrolifero è stato sotto controllo dello Stato messicano dal 1938, anno in cui è stata nazionalizzata l’industria petrolifera.

IL DIBATTITO
La discussione è durata quasi 20 ore. Il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri) e il Partito azione nazionale (Pan) hanno fatto una coalizione per spingere a favore dei cambiamenti della legge, di fronte alla resistenza dei partiti della sinistra. Ma alla fine, all’alba, le proposte sono state approvate anche al Senato.

LE MODIFICHE
Secondo il quotidiano messicano El Economista, la riforma permette che lo Stato apra all’iniziativa privata i contratti di servizi e produzione condivisi, e assegni appalti per l’esplorazione e la produzione di idrocarburi. Inoltre, trasforma Petróleos Mexicanos (Pemex) e la Commissione Federale dell’Elettricità (CFE) in aziende statali che però dovranno entrare in concorrenza con compagnie straniere per ottenere i contratti.

L’ASSOCIAZIONE
Il nuovo testo lascia una porta aperta ad altre modalità di associazioni tra imprese e Stato, dopo che i senatori hanno lottato per includere le parole “e altri” al quarto articolo. Lo Stato messicano, attraverso una Commissione nazionale di idrocarburi, resta l’incaricato di assegnare i contratti. La riforma approvata ieri è molto più ambiziosa di quella presentata ad agosto dal presidente del Messico, Enrique Peña Nieto.

L’ELOGIO DEL PRESIDENTE
Il presidente Peña Nieto non ha partecipato al dibattito in Parlamento perché era in viaggio in Sudafrica per i funerali di Nelson Mandela. Ma ha inviato un saluto ai parlamentari: “Questa riforma permetterà al Messico di sfruttare meglio le sue risorse e crescere economicamente, avere nuovi posti di lavoro nei prossimi anni”, ha scritto attraverso il suo account Twitter.

LE CRITICHE
Nelle principali città messicane ci sono state diverse proteste. Un gruppo di sostenitori del leader oppositore Andrés Manuel López Obrador sono rimasti a manifestare davanti al Parlamento. “Non si salveranno del giudizio della storia perché quello che stanno facendo è un’infamia, un tradimento alla patria, e così saranno chiamati”, ha detto il deputato Ricardo Monreal del Movimento Cittadino.

In aula, invece, il parlamentare Antonio Garcia Conejo, membro del Partito della rivoluzione democratica (Pdr), si è spogliato per “mettere a nudo le intenzioni di Peña Nieto con questa legge” e protestare contro “saccheggio della nazione”.

IL REFERENDUM
Il Pdr sostiene che i messicani devono continuare a protestare contro la nuova legge perché nel 2015 ci sarà la possibilità di abolire la normativa attraverso un referendum popolare. “Capiamo che c’è una tendenza alla privatizzazione. È falso che consegnando la ricchezza nazionale avremo più crescita. Nel 2015 andremo al referendum per fare cadere questa riforma energetica”, ha detto il coordinatore del gruppo parlamentare del Prd, Silvano Aureoles.

LA STAMPA AMERICANA
I giornali americani The New York Times, The Wall Street Journal e il britannico Financial Times hanno analizzato la nuova legge energetica messicana. Hanno sottolineato che il testo approvato va oltre la è proposta del presidente Peña Nieto perché sono stati aperte le opzioni di contratti per la partecipazione di imprese private nella esplorazione e produzione di petrolio. “La riforma conclude una trasformazione che è cominciata nel 1982, quando l’ex presidente Miguel de la Madrid Hurtado aveva cominciato l’apertura dell’economia messicana”, ha scritto il New York Times.

Il Financial Times inserisce questo cambiamento in una serie di riforme più ampie del governo in diversi settori: telecomunicazioni, lavoro, istruzioni. “Un’approvazione che conclude bene un anno complicato”, ha scritto il settimanale The Economist.

 

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