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Ecco la prima grana di Renzi da segretario del Pd

Dopo l’annuncio di Epifani che il prossimo congresso del Partito Socialista Europeo si svolgerà a Roma e l’apertura di Renzi all’adesione del Pd alla famiglia socialista europea, sembravano esser terminati gli scossoni che potevano arrivare dall’Europa alla forza che esprime tre delle prime quattro cariche istituzionali italiane.

Ma è bastato un voto su una mozione presentata all’Europarlamento dal Partito Popolare Europeo a far saltare il precario equilibrio nel partito guidato dal sindaco di Firenze.

Infatti il 10 dicembre gli europarlamentari riuniti a Strasburgo hanno votato una risoluzione riguardante i diritti alla salute e alla sessualità, accogliendo la proposta dei popolari che rimanda agli stati membri l’adozione di particolari politiche su aborto e educazione alla sessualità, bocciando automaticamente la mozione progressista firmata dall’europarlamentare portoghese Edite Estrela.

Il problema si è posto quando 5 europarlamentari renziani (Silvia Costa, Franco Frigo, Vittorio Prodi, David Sassoli e Patrizia Toia) e uno legato a Fioroni (Mario Pirillo) non hanno votato contro la mozione dei conservatori, provocando l’approvazione di quest’ultima con 334 voti a favore, 327 contrari e 35 astenuti e la decadenza della proposta firmata dai socialisti.
Immediate sono state le prese di distanza dagli europarlamentari italiani da parte del presidente del gruppo S&D Hannes Swoboda, da organizzazioni come Amnesty International e dai deputati dalemiani (su tutti, Roberto Gualtieri) che non solo hanno attaccato gli italiani per come hanno espresso il voto, ma anche per non aver precedentemente comunicato l’intenzione di votare in difformità dal gruppo.

A difendersi da queste accuse Silvia Costa, che ricorda di essersi smarcata con diversi emendamenti e attraverso diverse note al gruppo sulla proposta socialista, e che respinge al mittente le obiezioni nel merito, ricordando che la mozione non tutelasse (senza neppure citarlo) il diritto alla vita.

In supporto alla risoluzione del PPE interviene anche Luca Volontè (che fino a luglio guidava la delegazione europea del Partito di Daul al Consiglio d’Europa): “penso che i deputati italiani socialisti europei abbiano votato rispettando due criteri fondamentali: libertà di coscienza e principio di sussidiarietà per i singoli paesi. Due buone regioni che confermano quanto il rapporto Estrela fosse totalmente ideologico e per nulla realistico” ha dichiarato.

Allo stesso tempo si infittiscono le voci, soprattutto dopo questo voto e dalla vittoria alle primarie di Renzi, del rafforzarsi della corrente degli “ex DC” per mettere in crisi la linea progressista che, dalla costituzione del partito, ha sempre avuto la maggioranza negli organi collegiali del partito e che ha sempre espresso un segretario che provenisse dalla struttura dell’ex PCI.

E’ su questo campo che si giocherà la partita dei temi e dei contenuti del futuro Pd, con un D’Alema pronto a giocarsi tutte le sue ultime carte (nazionali, ma soprattutto internazionali) per bloccare il giovane segretario che promette “una rivoluzione al giorno” nel partito.

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