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Ecco come piloteremo i droni. Parla Riggio (Enac)

L’Ente Nazionale Aviazione Civile (Enac) ha deliberato ieri in consiglio di amministrazione il primo regolamento sui mezzi aerei a pilotaggio remoto (APR), i cosiddetti droni. Si tratta di un settore in espansione, che nei prossimi anni rivoluzionerà la fruizione di molti servizi e che può dare impulso all’economia italiana e al suo settore industriale, che di APR è uno dei primi produttori al mondo. Ad esserne convinto è Vito Riggio, presidente dell’Enac, che in una conversazione con Formiche.net spiega il nuovo pacchetto di norme.

Presidente, perché questo regolamento?
Interveniamo tra i primi in Europa su una materia così importante e che non ha ancora una regolamentazione unitaria a livello europeo. Solo Regno Unito e Francia sono al nostro livello. Abbiamo disciplinato un settore che – è sotto gli occhi di tutti – si sta espandendo in modo importante. Un settore di impatto sociale, per come potrà rivoluzionare l’erogazione e la fruizione di molti servizi. Per non parlare del fatto che è un segmento con enormi potenzialità industriali ad alto valore tecnologico e di cui noi siamo tra i primi produttori.

Quali sono i punti più rilevanti?
Il regolamento distingue due tipologie di mezzi aerei a pilotaggio remoto, dedicati a scopi di svago e sport o di lavoro. E li divide in categorie di peso: inferiori oppure uguali o maggiori a 25 kg. Ciò determina i requisiti necessari all’ottenimento delle autorizzazioni, che saranno meno rigorose nel primo caso e più stringenti nel secondo, nel quale si mantiene la stessa tipologia di regolamentazione in uso per gli aeromobili tradizionali, certificazioni di aeronavigabilità e autorizzazione all’impiego.

In quali campi prevede un utilizzo degli APR?
Le attività sono tantissime e in alcune vengono già utilizzate. Penso a quelle di sorveglianza del territorio, di rilevamento delle condizioni ambientali, di trasmissione dati, di riprese aeree, di impieghi agricoli. Sono utilizzati anche per applicazioni in ambienti ostili come monitoraggio di incendi, ispezioni di infrastrutture e di impianti, sorveglianza del traffico stradale o, ancora, compiti di ordine pubblico o per girare video, quindi nell’industria del cinema o dei mass media.

Come si è giunti alla definizione delle norme?
Il regolamento, come tutti i regolamenti Enac, nasce da una consultazione larga tra gli addetti ai lavori con i quali, posso dirlo con certezza, è stato fortemente condiviso. Certamente la scelta, fatta nel 2003, di sottrarre al processo parlamentare la definizione di regole di attuazione per la certificazione di aeronavigabilità ed ambientale di aeromobili e relativi prodotti, parti e pertinenze, nonché per la certificazione delle imprese di progettazione e di produzione, ci ha concesso una maggiore flessibilità di adattamento e concertazione.

Ci sono rischi di una diffusione massiccia degli APR?
Sicuramente l’uso di mezzi aerei a pilotaggio remoto porta con sé i rischi connessi alla loro natura di oggetti volanti e quindi soggetti a potenziali avarie e cadute.
Limiti tecnologici che, chissà, forse in futuro verranno superati. Nel frattempo abbiamo fatto la scelta di consentire la loro guida con l’obbligo di controllo a vista. Chi telecomanda un drone non dovrà mai perderlo d’occhio.
Ciò di fatto esclude alcuni degli utilizzi di cui si parla in questi giorni, come la consegna di piccole merci. Ma ciò non significa che l’innovazione debba fermarsi, anzi, ciò può costituire un incentivo a progettare mezzi sempre più sicuri ed efficienti. Il regolamento vuole innanzitutto dare impulso al settore, nel recinto dei limiti imposti dai trattati internazionali.

Quali le prossime misure nel settore dei droni?
È un campo che necessita costante aggiornamento. Per questo, oltre alla fase di concertazione precedente e alla possibilità di continuare a offrire suggerimenti, ho intenzione di promuovere la formazione di un gruppo di ricerca che includa produttori e utilizzatori di APR. Il dialogo è essenziale per andare verso le migliori soluzioni possibili.

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