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Il Fatto Quotidiano è più renziano di Repubblica?

Non ripetere gli errori “grillini” del passato. Tra Il Fatto Quotidiano e la novità politica rappresenta da Matteo Renzi sembra essere questa la direttrice di marcia imboccata. Con il giornale di Padellaro e Travaglio impegnato a consolidare un rapporto di attenzione che, se da un lato non si fa tifo così come negli ultimi dodici mesi è stato nei confronti del comico genovese, dall’altro è di simpatia, ma non di simbiosi con Renzi, rispetto alla “organicità” di Repubblica. Lo dimostra il canovaccio dell’intervista di Stefano Feltri a Renzi su rimborsi, legge elettorale, rapporto del 3 per cento, Mps, Telecom, Opa/Mucchetti. Intervista tutt’altro che accomodante anche se dispiegata in due paginate del Fatto che magari cerca anche di rosicchiare qualche lettore renziano alla Repubblica di Ezio Mauro che, nonostante le perplessità del Fondatore (ma si attende una conversione sulla via di Firenze?) ma con il plauso dell’Editore, sprizza sovente renzismo da molti pori, pardon, da molte pagine e commenti.

TRE PER CENTO
Secondo Renzi l’Europa ha bisogno di un’Italia viva, per cui in caso di nuove regole del gioco, a partire dalle riforme Costituzionali, “con un risparmio sui costi della politica da un miliardo di euro che non è solo simbolico, un Jobs Act capace di creare interesse negli investitori internazionali, fai vedere che riparti da scuola, cultura e sociale, allora in Europa ti applaudono anche se sfori il 3 per cento”. Quindi certifica che sforare si può, in quanto è un “vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa”.

CRISI
Ragion per cui, evidenzia il sindaco di Firenze e aspirante sindaco d’Italia, “non è l’Europa che ci ha cacciato in questa crisi, ma la mancanza di visione”. I dati del Censis rivelano infatti che l’emergenza continua “è diventata la polizza assicurativa di una classe politica che solo grazie alla crisi, vera o presunta, giustifica il proprio potere”. Ovvero l’anticamera allo sforamento del 3% sta tutto in una leadership che abbia una visione, “anche se poi va fatta una battaglia per cambiare le regole, non solo sui conti pubblici”.

WEB TAX
Altro fronte caldo “renziano” è quello relativo alla web tax, per far pagare più imposte alle grandi società che vendono servizi su Internet. Secondo Renzi tutti devono pagare le tasse, “ma le modalità con cui questa battaglia è stata impostata da qualche nostro parlamentare sono un errore”. Ovvero, per come era scritta, “la legge non apriva un dibattito, ma una procedura di infrazione europea”. E chi lo paga poi il conto, si chiede? Circa le accuse rivolte al sindaco di Firenze sul fatto che la sua linea sia stata influenzata da Google e dalle lobby americane, Renzi osserva ironicamente: “Spero che chi lo ha fatto, dopo aver parlato, abbia posato il fiasco”. Insomma, un colpo al cerchio (ai renziani come Ernesto Carbone che in Parlamento hanno sollecitato la web tax) e uno alla botte (il lettiano Francesco Boccia che si è fatto paladino della web tax ed è ora scontento della proroga).

IL MONTE DEI PASCHI
“Sconto il peso di una eredità: in passato su queste vicende chi aveva responsabilità nella sinistra non si è comportato in modo politicamente inappuntabile, per usare un eufemismo”. Definisce così Renzi i casi Telecom e Mps. Sulla banca senese dice che se fosse stato il Primo cittadino della città del palio, e quindi di fatto azionista della banca, “avrei detto la mia”. Ma “il mio silenzio da segretario del Pd non è di chi non ha niente da dire, ma di chi anzi ne avrebbe troppo”. Parole che possono essere intepretate in questa maniera: Profumo ha ragione ma non posso bisticciare troppo con il sindaco di Siena (mio amico e sostenitore) né con la fondazione Mps.

DOSSIER TELECOM

Su Telecom invece rileva che un governo ha un potere enorme di moral suasion, e l’esecutivo dovrebbe usarlo per “chiarire che lo scorporo della rete è una priorità, o che comunque bisogna avere l’assoluta garanzia di investimenti sull’infrastruttura, attraverso i meccanismi più vari”. Insomma, gli spagnoli si comprino pure Telecom ma Letta si dia una mossa sullo scorporo della rete fissa.

OPA/MUCCHETTI
Renzi pensa che la legge sull’Opa vada cambiata ma cambiarla adesso potrebbe offrire l’impressione di “un intervento a gamba tesa, prendendo le posizioni di un giocatore contro un altro”. La consapevolezza renziana è che non si cambiano le regole in corsa. Ma, è il suo ragionamento, “il governo su Telecom può giocare un ruolo molto più deciso, nel rispetto delle regole, del mercato, degli azionisti. Presenti e futuri”. Morale: la mossa e l’insistenza di Mucchetti, deputato Pd portato nelle liste del Partito dall’ex segretario Bersani, non le condivido.

LAVORO E SINDACATO
“Non è renziano neanche il Pd, figuriamoci la Fiom”, osserva con ironia nell’aprire il dossier “lavoro e sindacati”. Ma assicura che su taluni punti potrebbe esserci condivisione: il riferimento è alla legge sulla rappresentanza, alla presenza di persone elette dai lavoratori nei consigli d’amministrazione. Senza dimenticare il mantra renziano sul tema: ovvero che “chi ci ha portati fino a qui, con polemiche ideologiche e scarsi risultati, non è adatto a portarci fuori da qui”.

RAPPORTO CON I GRILLINI
Il M5S? Da solo non fa nulla, sostiene a proposito di una possibile e futura collaborazione con i grillini. E analizza i due modi distinti di concepire i Cinque Stelle visti finora. “La vecchia guarda dei nostri li ha trattati come dei parvenu della politica, quasi incapaci di intendere e di volere. Io non la penso così e condivido ciò che ha scritto Marco Travaglio: molti di loro stanno imparando il mestiere”. I casi del Milleproroghe e degli affitti d’oro della Camera lo dimostrano. Ma, precisa Renzi, “le loro posizioni sono passate solo perché qualcuno del Pd ha deciso che bisognava andare in quella direzione, in altri casi l’iniziativa è stata nostra, come per bloccare l’emendamento sulle slot machine”. Indicando una strada che ha tutta l’impressione di essere un preciso indizio di collaborazione politica: “Degli accordi seri, trasparenti, alla luce del sole, non si può fare a meno”.

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