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Come funziona lo scudo antimeningite di Novartis

Anche i bambini italiani potranno disporre di uno “scudo” antimeningite: l’agenzia italiana del farmaco ha dato il nulla osta al lancio sul mercato del primo lotto del vaccino Novartis.

Da oggi è disponibile anche nel nostro Paese, dopo il rilascio sui mercati francese, tedesco, inglese. Un traguardo importante, lo ha definito l’ad di Novartis Vaccinis, Francesco Gulli, secondo cui poter disporre anche in Italia di uno scudo contro la meningite B “chiude il cerchio e rende tangibile la nostra ambizione di proteggere più persone possibili dal rischio di contrarre questa temibile infezione”, ha detto dalle colonne della Nazione.

Il vaccino è stato sviluppato e prodotto in Italia dal team Novartis. Il prossimo passo adesso è che le strutture sanitarie multilivello del Paese valutino le modalità con cui inserire tale vaccino all’interno dei piani di prevenzione.

A CHI SI RIVOLGE
Dopo vent’anni di ricerca effettuati all’interno dei laboratori senesi, il vaccino punta ad immunizzare i fruitori a partire dai due mesi di età. Una notizia che “accogliamo con gioia” è il commento del responsabile mondiale della ricerca di Novartis, Rino Rappuoli, che affida al quotidiano toscano la sua analisi del risultato. In questo modo si vede concretizzare l’impegno decennale con i primi bambini italiani vaccina. Si tratta di un “altro passo in avanti verso un futuro libero dalla meningite”. La patologia in questione nello specifico è affronta con una tecnica altamente innovativa, ovvero la “reverse vaccinology“.

REVERSE VACCINOLOGY
Sviluppata verso la fine degli anni ’90 da Rino Rappuoli, la “Global Head of Vaccines Research di Novartis”, è una tecnica per sviluppare di nuovi vaccini i virtù del sequenziamento del genoma dei patogeni. L’approccio basato sul genoma, che è stato avviato in occasione di una sinergia con Craig Venter, ha consentito di ottenere vaccini che con le tecnologie classiche erano impossibili da ottenere.

DIFFERENZE
Rispetto alla prassi tradizionale la nuova tecnica consente che i tramite i vaccini il sistema immunitario riesca a riconoscere e a combattere l’agente patogeno prima che essa possa tramutarsi in malattia. La reverse vaccinology stravolge completamente il processo classico conosciuto fino ad oggi. I vaccinologi estraggono interi genomi di batteri dell’antigene scelto e, grazie a sofisticati algoritmi al computer, riescono ad individuare un numero di antigeni maggiore di diversi ordini di grandezza rispetto all’approccio tradizionale; ma solo dopo aver focalizzato gli antigeni, sulla base delle loro sequenze di DNA, ecco che viene avviato lo studio del ruolo biologico di ciascuna proteina.

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