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L’asse necessario Alfano-Berlusconi per la legge elettorale

Con i suoi trenta deputati contro i trecento del Pd, Angelino Alfano è spesso considerato poco determinante nelle decisioni che contano, soprattutto dal nuovo segretario Pd Matteo Renzi. Eppure in quella che adesso conta più di tutte, la riforma elettorale, è il leader del Nuovo Centrodestra ad essere al centro dei giochi. O meglio, lui accoppiato ancora una volta, ineluttabilmente, a Silvio Berlusconi. E’ da questo asse che passa la strada più agevole per raggiungere in tempi rapidi e senza ostacoli la nuova norma che regola le elezioni in Italia. A spiegarlo è il politologo Roberto D’Alimonte nella sua analisi sul Sole 24 Ore.

Nel passare in rassegna i tre modelli proposti da Renzi, lo studioso fa notare come sia per il Mattarellum rivisitato che per il “sindaco d’Italia” il leader di Forza Italia e il suo ex delfino siano costretti a coabitare per puntare a vincere. Nel primo caso, “se tornano i collegi, Alfano deve tornare sotto l’ombrello del Cavaliere. Senza di lui non ne vincerebbe neanche uno. Ma senza Alfano Berlusconi correrebbe il rischio di perderne parecchi. Quindi si siederanno intorno a un tavolo a trattare sulla spartizione dei seggi”. Si tratterebbe di “una coesistenza complicata e forzosa – fa notare D’Alimonte – ma per Berlusconi presenta il vantaggio di limitare fortemente la visibilità e l’autonomia del Ncd”.

Più conveniente per Alfano il modello dei sindaci perché anche se costringerà comunque i due a correre insieme per conquistare il premio di maggioranza, i termini dell’accordo sarebbero diversi: “La coalizione non sarebbe basata su candidati comuni. Ogni partito manterrebbe invece il suo simbolo e la sua lista di candidati, tutto sarebbe più semplice e chiaro”. Peccato però che questo sistema non piaccia al Cavaliere, convinto che il suo elettorato è poco incline al doppio turno.

Riusciranno i due leader del centro-destra a mettersi d’accordo e a permettere così “una riforma senza troppi problemi”? E in caso contrario, Renzi che farà? Quesiti destinati a chiarirsi presto visto che il 27 gennaio il tema sbarca alla Camera.

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