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L’Unita’ domani non sara’ in edicola, Padellaro e Travaglio ringraziano!

Nonostante a novembre 2014 le copie vendute in edicola siano arrivate a 33. 828 contro le 27 mila circa di settembre e nonostante una provvidenziale ricapitalizzazione in extremis che ha evitato il fallimento, domani l’Unita’ non sara’ in edicola, per la gioia del direttore del ‘Fanghetto quotidiano’ Antonio Padellaro e dell’uomo per decenni al vertice di Fiat-Usa, Furio Colombo, soci al 2% della ‘Chiara srl’ dell’ex-presidente della Bpm e di Impregilo, Massimo Ponzellini agli arresti domiciliari e del gia’ ‘Borghese’, Marco Travaglio. Il motivo dello sciopero? Perche’ “[…] dopo due settimane da quando abbiamo chiesto la sostituzione dell’amministratore delegato, Fabrizio Meli, e la riacquisizione delle quote che lo stesso a.d. aveva ceduto alla ex parlamentare di Forza Italia, dottoressa Maria Claudia Ioannucci, non abbiamo ancora ricevuto risposte soddisfacenti a quelle che la redazione continua a ritenere questioni ineludibili”, spiega il Cdr. E ‘Globalist’ con un titolo tanto sintetico quanto fasullo si premunisce di chiarire il significato dello sciopero: “No all’editore forzista”. A parte il dato incontrovertibile che l’editore di maggioranza relativa con il 51,06% del capitale della Nie, la societa’ che edita l’Unita’,l43-fago-131107184545_medium Matteo Fago, che si e’ assunto e coraggiosamente l’onere della ricapitalizzazione, non risulta affatto ‘forzista’, c’e’ da scommettere che tra dicembre ed inizio gennaio, le copie vendute in edicola siano ancora aumentate insieme alla versione digitale: a novembre il cartaceo piu’ il digitale hanno dato un totale di 40.331. Fago ha voluto legittimamente, essendo nelle disponibilita’ dell’editore, il cambio della direzione: dall’opaco censore Claudio Sardo ad un interno, Luca Lando’ ed e’ fortemente intenzionato e proiettato nel rilancio del quotidiano che 90 anni fa fu fondato da Antonio Gramsci rispettandone alla lettera l’incipit stesso, ripreso anche nell’editoriale ’90 anni dopo’ dal direttore Lando’: “Il giornale non dovra’ avere alcuna indicazione di partito. Dovra’ essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unita’ puro e semplice che sara’ un significato per gli operai e avra’ un significato piu’ generale”. Un giornale ‘autonomo’ vuole Fago e ‘pluralista’, aperto ad approfondimenti e contributi diversi. Gli attestati di stima, interni ed esterni alla Nie, al brillante editore non sono mancati, tranne ovviamente che dei diretti concorrenti: Padellaro, Colombo e Travaglio, il trio delle meraviglie che a suo tempo messi salla guida dell’Unita’ furono cacciati per risultati non certamente brillanti. Cosi’, secondo il vecchio cliche’ della ‘lotta dura senza paura’ del ‘Manuale delle Giovani Marmotte’, adottato dalla filiera che raggruppa attorno alla Asr (Associazione Stampa Romana) alla Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa) e all’Usigrai (Unione sindacale dei giornalisti Rai), il fior fiore dei giornalismo ‘militante’ di sinistra, il Cdr ha proceduto allo sciopero per sventare un pericolo se non inesistente tutto da dimostrare: ossia la ‘berlusconizzazione’ dell’Unita’. E si sa che basta nominare ‘il nemico’ Berlusconi o il berlusconismo e scatta l’allarme rosso, si rinsalda il fronte! In realta’ dietro lo spauracchio dell’editore ‘forzista’, che tanto il Cdr dell’Unita’ quanto ‘Globalist’ sanno bene che per quel che conta (l’1,4%, ha scritto lo stesso direttore Lando’) non puo’ destare alcun allarme, c’e’ dell’altro. non confessato: c’e’ lo spauracchio di un quotidiano che, rinnovandosi stando saldamente a sinistra, puo’ proporre al gran pubblico di lettori di sinistra altre storie ed altri personaggi della sinistra, oscurati e marginalizzati dalla sinistra stessa perche’ controcorrente, eretici! C’e’ l’angoscia di difendere posizioni di potere nelle redazione acquisite col tempo e la devozione, c’e’ il terrore di dover fare i conti con una prassi giornalistica vecchia, piatta, ovattata e funzionale all’establishement che governa l’informazione, da sempre al servizio ossequioso dell’establishement culturale e politico che governa la sinistra, fino  all’autolesionistico disconoscimento di storie e protagonisti, propri della sinistra ma che per le loro posizioni eretiche debbono, per convenzione e tradizione, essere esclusi, oscurati e marginalizzati. Uno sciopero deleterio, incomprensibile, insomma, la cui natura deborda se non totalmente, quasi da questioni strettamente e squisitamente sindacali, non essendoci richieste di esuberi ne’ di cassa integrazione, ne’ violazioni del contratto di lavoro, per assumere i connotati chiari di uno ‘sciopero politico’, contro un pericolo inesistente: certo, il Cdr fa bene a ‘vigilare’ su quel che avviene negli assetti societari ed e’ legittimo che ne denunci disfunzioni e manchevolezze, ma e’, francamente, eccessivo chiedere la sostituzione dell’ad: non rientra nelle sue specifiche competenze, semmai cio’ spetta al CdA della Nie, cosi’ come eccessivo e’ pretendere “la riacquisizione delle quote che lo stesso a.d. aveva ceduto alla ex parlamentare di Forza Italia”, cosa che semmai spetta ad altri attori. Un punto resta da chiarire perche’ veramente oscuro e misterioso: nessun accenno ne’ del Cdr ne’ di Globalist sui due soci della Chiara srl di Ponzellini agli arresti domiciliari, che partecipa al capitale della Nie, Padellaro e Colombo, ciascuno con il 2%. Evidentemente Padellaro e Colombo sono come quei ‘compagni che sbagliano’ che comunque vanno difesi perche’ ‘compagni’, e anche premiati con il regalo di uno sciopero politico tanto per rafforzare la nuova Unita’, nonostante le enormi ed infanganti falsita’ del ‘Fanghetto quotidiano’, come e’ stato definito dall’Unita’ stessa il gia’ ‘Fatto quotidiano’.

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