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Così il Congresso ha impedito la riforma dei droni annunciata da Obama

Il presidente americano Barack Obama continua a scontrarsi con i veti del Congresso in materia di politiche militari e di difesa. Dopo gli sgambetti sul conflitto siriano e le polemiche sull’alleggerimento delle sanzioni nell’ambito dell’accordo nucleare con l’Iran, ora è la volta dei droni.

CIA CONTRO PENTAGONO
Il compromesso sul budget votato anche alla Camera, spiega il Washington Post, contiene un dispositivo – segreto – che blocca il passaggio del controllo dei sistemi a pilotaggio remoto (Apr) dalla Central intelligence agency (Cia) al Pentagono, che il capo di Stato avrebbe voluto per ragioni di trasparenza.

VOGLIA DI CAMBIARE
I droni rimangono dunque all’agenzia di spionaggio per l’estero, contrariamente a quanto annunciato più volte dal presidente Usa. Questa riforma è infatti un suo vecchio obiettivo, ribadito il 23 maggio scorso da Obama durante un discorso sulla politica estera e di sicurezza alla National defence university.

IMPEGNO FORTE
In un editoriale il New York Times lo definì “il più importante discorso sul contro-terrorismo dai tempi degli attacchi terroristici del 2001″. Per la prima volta, spiegò il quotidiano, un presidente ha affermato in modo chiaro e inequivocabile che la guerra permanente cominciata 12 anni fa è insostenibile per una democrazia e che in un futuro non troppo lontano bisognerà mettere fine al conflitto.

LE RIFORME ANNUNCIATE
Durante il suo discorso Obama si focalizzò anche sui droni, annunciando sostanzialmente due riforme. In primo luogo promise di cambiare i parametri usati per decidere chi e dove attaccare, riducendo al massimo la possibilità che vengano coinvolti civili.
E come seconda cosa disse di voler trasferire gradualmente il potere decisionale sugli omicidi mirati dalla Cia all’esercito. Una decisione che coinvolge le operazioni in Pakistan, gestite dai servizi segreti, ma non quelle in Yemen e in Somalia, che sono sotto il controllo del Comando congiunto delle operazioni speciali (JSOC), quindi sotto l’esercito.

LE CONTESTAZIONI
Cambiamenti frenati dall’opposizione del Congresso, ma secondo alcuni analisti e attivisti anche dallo stesso Obama. Nonostante il suo appello per ridurre la dipendenza americana dai droni, secondo Foreign Affairs il presidente continuerà ad avere un atteggiamento ambivalente, perché questa continuerà a rimanere la prima scelta tra le armi usate durante la sua amministrazione.
A dirlo sono i numeri. Il suo predecessore George W. Bush ha autorizzato meno di 50 attacchi con Apr durante il suo mandato, mentre il presidente democratico ha dato il proprio consenso a più di 400 interventi di questo tipo di velivoli durante i suoi primi 4 anni alla Casa Bianca, rendendo il programma il fulcro della strategia antiterrorismo degli Stati Uniti.

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