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Urgono federazione tra liberali e leader super partes per un nuovo “liberal dream”

Gentile direttore,

ho letto con molta attenzione il tuo “fondo” sul futuro dei liberali e dei popolari in Italia. Mi ha colpito soprattutto questo passaggio: “… Che cosa aspettano i liberali di tutte le risme (da Scelta Civica a Fare, da Ali al Pli)  a presentare una lista unica liberale alle Europee, accantonando solipsismi infruttuosi?…”

Mi permetto di risponderti e di spiegarti quello che è il mio pensiero, seppur inserito nel ruolo “tecnico” di responsabile comunicazione del Partito Liberale Italiano (PLI). E come tale prendilo in esame.

Partiamo dall’inizio: Matteo Renzi, da quando ha preso in mano la direzione del Pd ha accelerato terribilmente la sua azione e i tempi della politica italiana sono dettati esclusivamente da ciò che pensa il politico toscano. Ha un passo troppo veloce per la media dei suoi colleghi e questo vale anche nella nostra area. Il suo pensiero è azione, nell’area dei liberali ancora (purtroppo) non è così.

Dobbiamo tutti, nessuno escluso, adeguarci alla sua velocità. Chi non lo capirà rimarrà al palo o verrà eliminato. Renzi sta inserendo, se mi permetti la battuta, il principio darwiniano della selezione della specie nel sistema della politica italiana. E’ un rottamatore, ma soprattutto un decisionista, in un mercato dove, al massimo (ad esclusione di Berlusconi e Grillo) sono tutti “passisti”, o, peggio ancora, “attendisti”.

Per arrivare a una unione concreta dei liberali serve una vera e propria costituente, tra quelle forze e quei politici che si sentono realmente liberali. Capaci di dare vita a una federazione “figlia” finalmente di una sintesi politica e della volontà di rinunciare a parte delle differenze presenti in ciascun gruppo.

Ogni componente dovrebbe esprimere almeno tre dirigenti, per arrivare ad un direttivo congiunto, dove devono contare le idee e la capacità politica di incidere (al di là di tessere sterili o di voti tutti da confermare dopo le politiche del 2013).

Bisogna mettere in campo “runners” e “fighters”. Parlo utilizzando termini anglosassoni, così il prof. Boldrin mi comprende meglio. Servono giovani e meno giovani con capacità strategiche, ma, soprattutto, politici capaci di cambiare schema con la partita in corso. Non c’è più la possibilità di continuare a giocare nei salotti e/o salottini liberali sognando una rivoluzione liberale, che tutti attendono dal ’94, ma che ad oggi è solo un sogno. O ci uniamo, o come dice lei, direttore, verremo frantumati al suolo dalle corazzate del PD/FI. Ma bisogna farlo, oggi, massimo domani. Non tra due mesi. Non è più tempo di riflettere, bisogna agire. Uniti possiamo iniziare a contare, divisi saremo solo molecole.

Come possiamo chiedere ai nostri potenziali elettori di votarci, se tra l’altro siamo spesso attendisti e talvolta anche rissosi?

Primo step è la nascita di una federazione dei liberali, nel rispetto delle individualità e della storia di ciascuna componente (come nel caso del PLI del segretario Stefano de Luca); il secondo è l’individuazione di una figura etica di grandissimo spessore, che sappia infiammare l’elettorato italiano. Un personaggio di ispirazione liberale, di grande spessore etico, super partes, che abbia “illustrato” il Paese con la sua storia (personale/imprenditoriale) e che sappia, soprattutto, ergersi a leader di questa federazione per lanciare, nei diversi settori socio-economici del Paese, una serie di esempi/modelli di cambiamento. Un “visionario”, capace di impostare i provvedimenti più urgenti per il rilancio dell’Italia, ma anche di far capire a giovani e meno giovani dove vivremo, ma, soprattutto, come vivremo (in termini di qualità della vita) tra 10-20 anni. Non possiamo fossilizzarci sull’Imu, da giugno TASI, e non avere più uno straccio di sogno, imprenditoriale, economico, sociale o, più semplicemente, di vita quotidiana.Vogliamo tutti tornare a sognare, ma serve una “guida”, con uno staff dirigenziale a livello politico (all’interno di questa federazione dei liberali italiani) che lo supporti per la costruzione di questo nuovo “liberal dream”.

Mi permetto, pertanto, di lanciare questa piattaforma di dibattito che tanto auspichi attraverso il tuo “fondo”, sperando che i tempi di risposta siano chiaramente “alla Renzi”, da parte di SC, Ali, Fare e compagnia cantante. E speriamo di vedere, prima o poi nell’area liberale, finalmente, un rinnovamento generazionale così come è stato realizzato in poche ore nel PD dallo stesso Renzi.

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