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Renzusconi come Veltrusconi, e la nottata non passa

Squilli di trombe, rulli di tamburi, suoni di campane: ecco che arriva Berlusconi nella sede del PD, ricevuto da Renzi per discutere di come fregare i fastidiosi partiti minori con una legge elettorale ad hoc. Tutto ringalluzzito il Berluska torna in gioco grazie a Renzi, dopo essere stato condannato in via definitiva e cacciato per questa ragione dal Senato della Repubblica. Considerati i tanti meriti acquisiti nell’ultimo ventennio, il sindaco di Firenze pare che voglia addirittura proporlo come senatore a vita. Renzi dal canto suo gongola, tra ostentati spostamenti in taxi e a piedi per le vie di Roma per dare maggiore colore alla scena, stringendo mani e salutando anche chi non vuole essere gratificato del suo saluto. E’ ovvio che sprizzi gioia da ogni parte. L’incontro con Berluska gli serve a tenere in equilibrio la seggiola. Alla fine della fiera: due personaggi in cerca…..di potere. Fra qualche mese forse due disperati con in mano la lanterna di Diogene alla ricerca del….. proscenio perduto! Come si fa ad assegnare credibilità all’incontro tra i due personaggi, portatori esclusivamente di ambizioni e di disegni personali di potere? Si sono per caso confrontate due visioni politiche di governo dell’Italia? Manco per niente. La politica è stata la grande assente dallo storico incontro, tanto decantato. La vittoria alle primarie del PD che ha incoronato il nuovo segretario gli ha procurato una chiara metamorfosi: Renzi,“napoleone” della politica italiana, al punto di minacciare, un giorno sì e l’altro pure, forze politiche minori, sindacati, il collega di partito e presidente del consiglio Enrico Letta sul prosieguo della sua permanenza a Palazzo Chigi. A parte il continuo trincerarsi dietro la retorica delle primarie e dei tre milioni di voti dell’otto dicembre, che, a dire il vero, nessuno mai ha certificato come realmente esistenti, Renzi quale progettualità ha messo in campo fino ad oggi per potersi permettere di condizionare l’attività di governo che Letta sta portando avanti? Il generico cambiamento o rinnovamento, di cui va predicando? Non si tratta né di progettualità né di elementi sufficienti, solo parole al vento, come del resto già in passato fecero Segni, Di Pietro, Prodi, Rutelli e dulcis in fundo il grande venditore di fumo Berlusconi. Tutti erano per il grande cambiamento, per rivoluzioni liberali, per rivoltare l’Italia sottosopra, al punto che davvero i res nullius della politica italiana che si sono avvicendati in questo ventennio passato ci hanno ridotto a perdere ricchezza e prestigio. Sono forse determinanti per il mutamento del destino degli italiani il cosiddetto job act, le unioni civili, il tema dell’immigrazione, la riforma elettorale o l’abolizione del Senato o il taglio dei costi della politica? Sono aspetti tanto ovvi quanto condivisi, da tutti. Renzi e Berlusconi scoprono solo l’acqua calda, al punto di essere piatti, grigi e patetici.E allora, di che discutono? La logorrea pressappochista, monotona, ripetitiva di questi due soggetti, cresciuti da sempre all’ombra del potere è fastidiosa e irritante. Giornali e televisioni di parte, di scarsa credibilità continuano a sciogliere inni di gloria, alleluia e osanna all’incontro storico tra l’uomo di Arcore e il giovinotto fiorentino, foriero di grandi successi, ovviamente personali dei due! Altro non è dato constatare.
La storia d’Italia più volte ricorda accordi politici tra maggioranza e minoranza su questioni importanti della vita del Paese: Cavour-Rattazzi, De Gasperi-Togliatti, Moro-Berlinguer quando hanno stretto alleanze come rappresentanti di governo e di opposizione hanno tenuto presente sempre il migliore e alto destino dell’Italia.
Renzi e Berlusconi, invece, stanno pensando a come neutralizzare i partiti minori per non essere infastiditi. Meschini, ridicoli! Questione di dimensione.

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