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Marò, tra l’ultimatum della Corte indiana e l’ombra della pena di morte

La Corte suprema indiana ha lanciato ieri un ultimatum sul caso dei Marò italiani: l’iter di accusa contro i due fucilieri della Marina italiana, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, deve trovare una soluzione entro il 3 febbraio. Non si può rinviare oltre questa data. I due militari sono stati accusati di avere ucciso due pescatori indiani il 19 febbraio del 2012 nello stato di Kerala e la lunghezza del processo giudiziale ne sta facendo un caso internazionale.

L’ULTIMATUM DELLA CORTE
I giudici B.S. Chauhan e J. Chelameswar hanno lanciato un appello alle parti coinvolte: “Se state tentando di trovare una soluzione, non abbiamo obiezioni. Ma deve trattarsi di un tentativo genuino di risolvere il problema”, hanno detto. E in fretta. In questo senso il procuratore generale G.E. Vahanvati ha fissato la nuova data, il 3 febbraio, come tempo massimo per la nuova udienza dove si spera trovare una soluzione al caso. Vahanvati ha anche lamentato che quattro militari italiani presenti sulla nave Enrica Lexie non si siano presentati all’interrogatorio come testimoni.

L’OTTIMISMO DI BONINO
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, è ottimista. Il caso ha finalmente richiamato l’interesse dell’Europa. Secondo il capo della Farnesina, l’Alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton ha confermato la giustezza della posizione italiana. “Ha confermato di aver seguito questo dossier da parecchio tempo”, ha detto la Bonino. La vicenda sarà l’argomento principale dell’incontro tra l’Unione europea e l’India del 24 gennaio a New Delhi.

LA CALMA DI MAURO
In un’intervista a Prima di tutto su Radio 1, il ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, ha detto che “a dispetto di così tanto tempo senza la formulazione di accuse, è del tutto plausibile che Latorre e Girone tornino a casa: è l’unica soluzione che può preservare l’India dall’accusa di violazione dei diritti umani”. Mauro ha anche detto che ora nella vicenda sono coinvolti non solo Bruxelles. ma anche gli Stati Uniti, molto “sensibili al tema della tutela del proprio contingente militare in Paesi esteri”.

INDISCREZIONI DELLA STAMPA INDIANA
La stampa indiana invece sta lanciando più legna sul fuoco. Alcune indiscrezioni sostengono che i due Marò saranno giudicati secondo la legge antiterrorismo, che prevede la pena di morte. “Se il governo non autorizza il processo dei due fucilieri secondo la legge anti-terrorismo, il loro caso tornerà alla polizia di Kerala. L’altra opzione è affidare il caso alla National investigation agency (la polizia antiterrorismo indiana, ndr) e poi informare la Corte suprema dell’impegno preso dal governo indiano a non applicare la pena di morte”ha scritto il quotidiano India Today.

PRESSIONE SULLA MAGISTRATURA
Per il Times of India, il ministero dell’Interno indiano avrebbe già accolto la richiesta della Nia di processare i militari italiani in base al Sua Act, la legge antiterrorismo e antipirateria. “La questione è in sospeso davanti alla Corte e poi decideremo con il capo di imputazione. La nostra inchiesta è completa”, ha detto un funzionario della Nia al Times of India. Secondo Staffan De Mistura, inviato speciale presso il governo indiano per il caso dei Marò da parte del Governo Letta, non c’è da spaventarsi. In questi due anni la stampa indiana ha sempre pubblicato queste false indiscrezioni per fare pressione sulla magistratura e sul governo.

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