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Le dimissioni della De Girolamo costringono Letta e Renzi al chiarimento

Doveva essere l’ultima settimana di gennaio quella dedicata al chiarimento politico fra il presidente del Consiglio e la sua maggioranza. Così sarà.

Le dimissioni del ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, segnano un punto di non ritorno in quella fase che in altri tempi si sarebbe chiamata “verifica”. Le fibrillazioni fra largo del Nazareno, sede del Pd, e Palazzo Chigi erano state sin qui sottovalutate nei suoi effetti sia da Enrico Letta che da Matteo Renzi.

Il sindaco di Firenze in queste settimane ha incassato le dimissioni del viceministro Stefano Fassina e del “suo” presidente Gianni Cuperlo ma il suo obiettivo è stato ed è il governo. Non lo ha mandato a dire. Ha chiesto in tutti i modi un cambio di rotta e le sue espressioni verso il presidente del Consiglio, il ministro Fabrizio Saccomanni e la stessa De Girolamo non sono state proprio affettuose.

Da parte sua, Enrico Letta ha cercato di fare spallucce. Ha espresso una moderata critica all’Italicum renziano, ha invocato una legge contro il conflitto di interessi (lanciando un vero e proprio boomerang mediatico) e ha infine fatto la voce grossa contro il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, indagato in una vicenda opaca ma neppure così enorme.

L’equilibrio era tuttavia troppo precario ed il bombardamento del suo principale azionista troppo forte. Il tentativo di andare avanti ignorando la richiesta di un rimpasto (o di una crisi) era appeso a un filo esilissimo. Le dimissioni del ministro dell’Agricoltura lo ha spezzato.

Adesso non si potrà non ufficializzare un esame della squadra di governo. Da capire non c’è solo chi resterà al proprio posto e chi eventualmente subentrerà. No, non è solo una questione di poltrone. Il punto è se sarà Letta a traguardare il semestre europeo e quindi se il voto si allontana verso il 2015.

L’intesa fra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale era un atto di sfiducia al governo. Il velo di ipocrisia si è alzato. Adesso è l’ora della chiarezza. Fate presto, per favore. L’Italia non può restare appesa alle beghe di Palazzo.

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