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Ecco come i Popolari riuniranno Mauro, Casini e Alfano

Non solo Udc, ma anche alfaniani. L’obiettivo dei Popolari è di abbracciare centristi e moderati sotto il comune denominatore del popolarismo europeo, dice a Formiche.net il senatore Lucio Romano, presidente del gruppo parlamentare Per l’Italia, che spiega perché non c’è il rischio che questa esperienza sarà una riedizione di vecchi schemi.

(CHI C’ERA ALLA PRIMA USCITA PUBBLICA DEI POPOLARI DI MAURO E OLIVERO)

Senatore Romano, è possibile una lista unica alle europee con Popolari di Mauro, alfaniani del Nuovo Centrodestra e Udc?
Abbiamo fondato il movimento Popolari per l’Italia proprio per costruire una casa comune dei popolari, per creare progettualità e prospettive politiche con coloro che si riconoscono nella tradizione del popolarismo, innovandola e attualizzandola, capace di leggere la realtà contemporanea.

Con quali compagni di viaggio?
Il nostro progetto di Popolari per l’Italia ha una visione ampia e inclusiva della politica, popolare e non populista, non elitaria ed esclusiva, aperta al futuro e profondamente radicata in una democrazia comunitaria. Pertanto è auspicabile una convergenza tra tutti coloro che condividono questa visione. L’Udc, con cui abbiamo costituito i gruppi parlamentari Per l’Italia, ha convocato per fine febbraio il Congresso nazionale che, prevedibilmente, tratterà anche questo tema. D’altro canto guardiamo con interesse al progetto di Alfano, non in un’ottica di un centro intrinsecamente intrecciato con la destra, ma in una rinnovata proposta moderata e riformista.

Se si votasse anche per le politiche quale la strategia dei Popolari, alla luce dell’accordo sull’Italicum?
Concordiamo, prima di tutto, sulla necessità assoluta di modificare la legge vigente e la proposta di Renzi e Berlusconi rappresenta una base di partenza per giungere a un testo condiviso dalle altre componenti presenti in Parlamento. Comunque, in questa proposta di riforma elettorale sono palesi alcune criticità.

Quali?
Lo sbarramento per le singole forze è molto alto ed esclude dal Parlamento i partiti non coalizzati con meno dell’8%, escludendo la possibilità a diversi movimenti e partiti politici di accedere alla rappresentanza parlamentare; assegna un premio di maggioranza del 15% alla coalizione che ottiene solo il 37% dei voti così che una minoranza si trasforma in una “spropositata maggioranza parlamentare”, vale a dire che, come concepita la legge elettorale nel suo complesso, si conferirebbe anche a un partito del 20% circa la possibilità di ottenere la maggioranza degli eletti; non riconosce ai cittadini la facoltà di scegliere liberamente i propri rappresentati.

Quali sono i punti programmatici dei Popolari?
La nostra strategia è ben chiara: proseguire, come già si evidenzia nelle nostre attività parlamentari, a tutelare con azioni serie, concrete e realistiche gli interessi delle famiglie, delle piccole e medie imprese, dei lavoratori, dei giovani, delle persone in difficoltà come riportato nel Community Act che abbiamo presentato al Presidente Letta. Chi ha simili attenzioni è per noi un compagno con cui condividere percorsi comuni.

Qual è l’errore da non ripetere nell’esperienza montiana?
L’analisi è complessa e richiederebbe una più completa e approfondita riflessione. Il dato preliminare, certamente positivo, è stato il coinvolgimento in politica, da parte di Scelta Civica, di rappresentanti della società civile con riconosciute esperienze e competenze nel campo del sociale, della cultura, dell’imprenditoria da cui, evidentemente, è derivato il consenso elettorale. Diverse sensibilità che dovevano farsi sintesi in un unicum che non è riuscito a concretizzarsi. La dimensione del popolarismo, rappresentata in Popolari per l’Italia, si fonda su omogeneità e condivisione valoriale dove il sociale democratico si correla più convintamente con il liberalismo.

Come replica alle critiche di chi vede in questa operazione una sorta di DC 2.0?
Sono osservazioni critiche davvero fuori della storia e pretestuose. E’ irrealistico pensare di rifare – seppure in forma rivisitata – la Democrazia Cristiana, espressione di una ben definita fase storica. Oggi, come evidente, tutto è cambiato. Sono stati sviluppati percorsi politici che hanno radicalmente modificato il sentire sociale. Si sono elaborate nei cittadini-elettori riflessioni che sempre meno rispecchiano sentimenti di stabile appartenenza, escluse radicali adesioni a liderismi di turno. Credo fermamente, però, che il filone culturale e politico del Popolarismo esprima tuttavia una vitalità che va recuperata e rielaborata anche in una visione europea. Popolari oggi è vocabolario politico di ogni persona che si batte, in libertà e responsabilità, per il bene comune: di tutti e di ognuno.

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