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Per una comunicazione creativa

La mancanza di visione di lungo periodo e l’assenza di strategia per una narrazione condivisa genera vuoto, finzione, senso di panico, per il presente e per il futuro. Contribuisce a creare una sorta di “aggrovigliamento nichilista” che sta distruggendo, in modo lento ed inesorabile, anche tutto ciò che di buono questo Paese realizza e produce ogni giorno.
L’Italia, anche nella dimensione personale dei sui cittadini, ha smarrito la sua narrazione di riferimento che possa contribuire allo sviluppo sociale, al corretto governo della politica e delle relazioni e ad un intelligente sistema di crescita, arricchito da comunicazione consapevole e creatrice.
Le strutture sistemico-relazionali, che possono contribuire a formulare decisioni politiche ed economiche efficaci, devono ritornare ad essere centrali nel dibattito politico e sociale. I dispositivi di comunicazione strategica che determinano la capacità di influenzamento dei diversi portatori di interessi si sono smarriti nella definizione di valori che un tempo erano condivisi e che ora sono, spesso, regole di ingaggio per bande contrapposte. I sistemi di governance privata, le loro possibili implementazioni in ambito pubblico, anziché essere luogo principe di creazione di nuovi processi di crescita e di inclusività – necessari ad un “guerra” ben più importante, quella della globalizzazione – si escludono dalla politica, aspettando che, mentre gli altri arrancano nel fare la loro improbabile parte, possano approfittare della débâcle, per godere di frutti insperati, quelli del caos, del disordine, improduttivo per lo Stato e produttivo, forse, solo per pochi.

La crisi del modello capitalista, realizzatasi fin dalla fine degli anni ’90, ci induce a ricercare un nuovo paradigma economico per ridare una reale speranza di sostenibilità ai modelli socio-economici occidentali. Ciò è ancor più vero nel nostro Paese, dove, la crisi economica è accompagnata da una profonda crisi di identità culturale e antropologica. Non solo non esiste più una prossimità naturale, in conseguenza della mancanza di cultura condivisa, ma non esiste più neanche una ricerca attiva della prossimità, foriera di condivisioni per la soluzione dei problemi.
L’Italia ha perso una visione politica strategica posta al servizio del bene comune. La desolante assenza di leader proattivi porta ad un eccesso di sintesi che può pregiudicare la ricchezza della pluralità: la mancanza di assonanze per implementare progetti sostenibili per il Paese, è un fattore critico cruciale da rimuovere se si vuole rimettere in moto uno sviluppo che sia strutturale, collegato con le economie del pianeta e non malamente influenzato dagli eccessi da ciclo elettorale.
Solo se riusciremo a guadagnare uno stabile consenso su pochi e stabili valori politici fondamentali riusciremo a convergere su un’idea politica di società giusta, popolare, a favore della gente. La vera sfida è giungere ad una strategia politica che consenta di rifondare il patto sociale cittadino-politica-istituzioni in modo stabile e coerente con il pluralismo. Un pluralismo fatto di merito e responsabilità per ridare dignità e prosperità al Paese. In questo processo la comunicazione svolge un ruolo strategico, e allo stesso tempo strumentale, di fondamentale importanza: non solo per trasmettere i contenuti delle scelte, ma anche nella sua dimensione di costruzione di leve motivazionali e di consenso che, grazie anche alle tecnologie digitali, possono essere calibrate in maniera funzionale verso il bene comune.
La riformulazione del linguaggio è dirimente per rimettere nel giusto rapporto la politica con la società civile. Una governance efficacemente comunicata stimola maggiore validità di azione, per un più efficace confronto con i cittadini ed i vari portatori di interessi, e può anche fungere da stimolo etico per il processo politico decisionale. Una comunicazione chiara e continuativa diventa un incentivo per la trasparenza e la responsabilità verso tutti gli attori, e può aiutare a ricucire lo strappo di fiducia tra istituzioni e cittadini. Un nuovo registro di comunicazione e nuovi codici comunicativi che possono superare fasi gridate, emozionali e poco oggettive, per fondarsi, invece, su fatti, numeri, evidenze, obiettivi misurabili per ripristinare fiducia. È arrivato il momento di ridare alle “armi della comunicazione” una funzione creativa. L’Europa e il mondo ci guardano e ci analizzano, non abbiamo molto tempo.

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