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Chi è Albert Espinosa, lo scrittore catalano di Braccialetti rossi

Diceva lo scrittore cileno Roberto Bolaño che per fare letteratura non basta avere una vasta immaginazione ma è necessario, soprattutto, contare su una buona memoria. Questa formula di creatività narrativa è alla base del successo della fiction Braccialetti rossi trasmessa su Rai 1. In tutte le interviste rilasciate, Albert Espinosa spiega che per scrivere Pulseras rojas, il libro che ha ispirato l’adattamento televisivo, ha semplicemente raccontato la sua vita. Ha scritto di bambini malati di cancro, perché ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza in un ospedale oncologico per 10 anni.

SUCCESSO INTERNAZIONALE
Prima del libro Pulseras rojas, Espinosa aveva scritto uno spettacolo teatrale, Los pelones (I calvi), ispirato dalla malattia. La versione cinematografica, Planta 4ª, è stata portata sul grande schermo dal regista spagnolo Antonio Mercero. A seguito del successo nelle vendite del libro, è arrivata la fiction: in Spagna la serie è stata seguita da mezzo milione di persone. Oltre alle versioni francese, italiana, argentina e finlandese, negli Stati Uniti se ne sta preparando una puntata pilota, The red band society, prodotta da Fox con la regia di Steven Spielberg.

LA BATTAGLIA CONTRO IL CANCRO
A Espinosa il tumore ha tolto una gamba, un polmone e mezzo fegato, ma tra una sessione di chemioterapia e un’altra, è riuscito a prendere una laurea in ingegneria. È sempre stato un appassionato dei numeri e delle statistiche ma ha coltivato un curioso interesse per il teatro e la letteratura. Così ha deciso di raccontare la sua drammatica esperienza per sostenere gli altri, per regalare “eroi” ai bambini malati, e per aiutare anche se stesso.

GLI ULTIMI SUCCESSI
Un altro successo editoriale di Espinosa è il libro Brújulas que buscan sonrisas perdidas (consigliato da Belén Rodríguez quest’estate su Instagram) che tratta sulla sincerità e l’ipocrisia. L’ultimo libro, Si tú me dices ven lo dejo todo… pero dime ven, è in classifica da mesi con una ventina di edizioni. “Il titolo me lo regalò una signora al panificio. Mi disse che la sua vita sarebbe stata diversa se qualcuno le avesse detto ‘vieni”. Io avevo un altro titolo: Amare si congiunga al passato, ma la signora del panificio mi aveva conquistato”, ha spiegato in un’intervista alla Vanguardia.

LE VITE DEGLI ALTRI
In un’intervista al quotidiano spagnolo La Opinión Coruña, Espinosa ha confessato un accordo: “In ospedale abbiamo fatto un patto: dovevamo vivere la vita della gente che moriva. A me è toccato vivere 3,7 vite più la mia. Ho la sensazione di vivere un tempo extra. Il giorno in cui ti tagliano una gamba non sei felice, ma io non credo che questo mi limiti. Non rendermi conto della fortuna che ho sarebbe tradire le vite che porto dentro”.

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