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Cari Boldrin, De Luca ed Enrico, vogliamo Fare una lista unica liberale?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ce ne siamo date di santa ragione, ce ne siamo dette di tutti i colori (tra noi del PLI e FARE) in queste ultime 72 ore, sulle piattaforme online di Rivoluzione Liberale e di Formiche.net, dimostrando una certa vitalità e vigore, che, forse, nel mondo liberale, non si vedevano da tempo.

Adesso, però, basta. Siamo arrivati al “terzo tempo” e non nascondo le mie radici di appassionato di sport. Nel rugby succede in campo quello che ho descritto nelle prime righe di questo articolo, poi, però, c’è l’onore delle armi per chi ha perso e l’applauso sincero per i vincitori. Sarebbe bello se un giorno anche nella politica italiana si introducesse l’idea del terzo tempo, sarebbe un paese migliore.

Ma veniamo a noi. Dopo queste baruffe online siamo arrivati al quesito che gli attivisti di PLI e Fare si chiedono reciprocamente (con post talvolta ai limiti dell’amore per questo o quel leader): “…E quindi cari De Luca e Boldrin ce la fate a sotterrare l’ascia e a diventare realmente non dico i leader (perché sarebbe una parola troppo grossa), ma almeno gli “aggregatori” di questo magma liquido che è il mondo dei liberali?”. Tengo a precisare che questa posizione è assolutamente personale (come liberale che ha a cuore lo sviluppo politico dell’area in esame) e non risponde in alcun modo a quella generale del Partito Liberale Italiano (guidato da Stefano de Luca).

Si dice in giro che esistano ben 50 diversi movimenti di matrice liberale. Troppi, per non dire inutili. Boldrin questa mattina ha spiegato in modo molto semplice, sempre su Formiche.net, ciò che vuole. Lui ha le idee molto chiare: creare un “partito che non c’è” su progetti di natura liberale, ma aprendo anche ad altre forze su contenuti programmatici specifici. E infatti il 9 marzo scioglie Fare per un nuovo aggregato politico molto più “open mind” rispetto al passato.

E’ una strada e non entro nel merito di ciò che fanno gli altri. Può aver ragione, saranno il tempo e gli avversari a dirci se è corretta come strategia.

Adesso è il tempo di una risposta “politica” da parte del PLI e chiedo ai nostri due riferimenti (Stefano de Luca e Paolo Guzzanti) di far sapere alla base cosa dobbiamo fare. Le ipotesi sono diverse: a) si entra in un secondo contenitore di ispirazione prettamente liberale (promosso da Ali) se ci sono le condizioni per farlo; si trova un punto di accordo con FARE su aspetti concreti (un accordo solo elettorale per le Europee e poi vediamo per il dopo, visto che sono nettamente avanti rispetto a noi sul terreno della creazione di un partito che non c’è) oppure ce ne stiamo seduti in poltrona il 24 e 25 maggio e ci guardiamo lo speciale elezioni su SkyTg24.

Scusate la concretezza, ma è arrivato il tempo di tornare a fare politica con un pizzico di pragmatismo. Ci si può anche non piacere, ma si può collaborare in un senso (Ali) o nell’altro (Fare), per raggiungere un traguardo elettorale concreto (la presenza significativa alle Europee sotto la bandiera dell’ALDE). L’alternativa è l’oblio, ma non sono entrato nel Partito Liberale per cullarmi nell’oblio. Aspetto la risposta politica delle nostre due guide (de Luca e Guzzanti). A loro spetta, per i ruoli che ricoprono, decidere il da farsi e, magari, post consiglio nazionale, decidere di andare velocemente al Congresso Nazionale per un profondo “rinnovamento” interno. Il PLI deve tornare ad essere centrale nella politica nazionale come ai tempi del “pentapartito”. Servono idee (una linea politica ben precisa), uomini/donne e investimenti.

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