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Tutti gli effetti del referendum svizzero sull’immigrazione

Pubblichiamo il commento di Federico Guiglia uscito su l’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi

Si potrebbe ricordare che la Svizzera è fuori dall’Unione europea. E sottolineare che soltanto per il rotto della cuffia (50,5 per cento dei “sì”) i suoi elettori hanno appena approvato il referendum che limita l’immigrazione a casa loro. La limita, appunto, non l’impedisce: ecco la terza ragione per non sopravvalutare l’esito di quel voto a sorpresa.

BENZINA SUL FUOCO?
Eppure, la decisione di rendere meno libera la libera circolazione dei cittadini in un territorio da sempre neutrale nel cuore geografico del Vecchio Continente – compresa e compressa la libertà degli stessi europei -, può diventare benzina sul fuoco. Benzina per chi, a ogni latitudine, predica contro gli immigrati, contro l’euro, contro l’”Europa nemica dei popoli”. Sull’onda di una crisi economica e sociale che ha sconvolto la vita di moltissimi cittadini d’ogni categoria ed età. E non bastano le anti-prediche infarcite di euro-retorica per rassicurare chi protesta. Burocrati e politici continuano a sottovalutare il malessere profondo degli europei delusi dall’Europa in cui credevano.

LA PAURA DEGLI ALTRI
Ma per ritrovare il senso di un’opportunità fra ventotto Paesi, e soprattutto la convinzione che insieme si possa e si debba ripartire, la soluzione non è rinchiudersi ciascuno nel suo fortino. Meno che mai agitare lo spettro delle paure. La paura per gli altri “che rubano il lavoro”, per l’economia che esclude, per i governi incapaci di affrontare i fenomeni che stanno cambiando il nostro tempo.
Molti fra quelli che l’applaudirono, hanno dimenticato in fretta il primo atto di Papa Francesco: andare a Lampedusa, l’ultima (o la prima) frontiera d’Europa, per denunciare la “globalizzazione dell’indifferenza”. La grande questione dell’immigrazione non si affronta con l’accetta dei referendum che, guarda caso, la Lega già invoca in Italia. Si affronta con misure degne dell’Europa che le prende e delle persone europee ed extra-europee a cui sono rivolte.

OPPOSTE TIFOSERIE
Da troppo tempo, viceversa, questo tema oscilla fra le opposte demagogie e tifoserie del chiudere le frontiere oppure dello spalancare le frontiere. Ma sull’immigrazione i governi, e almeno il nostro, dovrebbero avere uno sguardo lontano e una legislazione vicina, in grado di integrare non l’impossibile universo, ma quel sette per cento di popolazione, e soprattutto i figli di quella popolazione, che già vive fra noi. Con rigore e con generosità. E forse ricordando che il benessere della Svizzera è opera anche dei tantissimi cittadini italiani che sono andati da “stranieri” a fare i lavori da loro rifiutati.

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